Borghi abbandonati, qui il tempo si è fermato

Tra i ruderi resta intatto il fascino di antiche civiltà. Da ’Casa Paretto’ a ’La Marina’: è un universo di luoghi perduti da ritrovare

Borghi abbandonati, qui il tempo si è fermato
Borghi abbandonati, qui il tempo si è fermato

Dormono silenziosi, come in attesa, i borghi abbandonati d’Appennino. Somigliano a giganti di sasso e muschio che, svuotati della propria anima, siano tornati a uno stato inerte, letteralmente ’pietrificati’, sospesi nel tempo. In primavera qualche fiore continua imperterrito a schiudersi su queste macerie. E d’autunno, i funghi crescono rigogliosi sulle vecchie porte di legno, sugli scuri delle finestre aperte, spesso, su stanze senza più pavimenti.

Sono mete fantastiche per camminare, da soli o in compagnia. Andare alla ricerca di questi luoghi magici e un po’ spettrali è un’esperienza unica. Si entra in contatto con una ‘civiltà sepolta’, coi suoi riti e le sue storie.

Il gruppo trekking ‘La via dei monti’, che riunisce guide ambientali escursionistiche attive sul territorio modenese da quasi 20 anni, propone da tempo tour a piedi nei boschi dell’Appennino alla scoperta di alcuni dei più suggestivi borghi fantasma. I turisti hanno la possibilità di vivere un’esperienza unica che unisce la meraviglia dei paesaggi naturali al fascino della storia delle antiche civiltà montanare. L’idea di organizzare queste escursioni la si deve a Milena Vanoni, guida ambientale escursionistica e fondatrice del gruppo ‘La via dei monti’ insieme al marito Davide Pagliai, che ha riscoperto l’interesse per queste realtà: "Ho sempre ritenuto che i borghi abbandonati del nostro Appennino avessero un fascino particolare, unico. Fin da quando da bambina camminavo nei boschi con mio padre. Sono capaci di fondere lo spettacolo della natura selvaggia con i resti di una civiltà montanara che quassù aveva le sue radici e che il bosco, a poco a poco, sta inglobando. Sono come musei storici e naturalistici al tempo stesso, e meritano di essere valorizzati. Proprio per questo, già da anni, organizziamo per i turisti tour alla scoperta dei borghi abbandonati del nostro Appennino. È possibile raggiungere questi borghi, salvo poche eccezioni, esclusivamente a piedi, percorrendo sentieri e vie sterrate per alcuni chilometri. Il che rende questi luoghi ancora più affascinanti".

A Frassinoro, nei pressi della frazione di Riccovolto, si trova Sant’Antonio. Abitato in prevalenza da pastori dediti alla transumanza, il borgo è stato vittima di un progressivo abbandono a partire dagli anni del boom economico, conclusosi all’incirca 25 anni fa, quando l’ultimo residente ha lasciato il paese. Da tempo, però, S. Antonio rivive a giugno per la festa del suo Santo, con la messa e la visita al paese organizzata dal Gruppo escursionistico di Montefiorino. Nel 2012 il Gruppo alpini di Piandelagotti aveva inoltre finanziato il restauro dell’oratorio del borgo. S. Antonio si raggiunge dalla frazione di Riccovolto: lasciata l’auto a Casa Pazzaglia, si prosegue a piedi lungo il sentiero 577 per circa 3 chilometri.

Nel comune di Pievepelago, sopra la strada che porta al lago Santo, si può visitare Casa Paretto, raggiungibile percorrendo per circa mezz’ora un sentiero lastricato che parte da località Casa Galassini, lungo la strada comunale per Tagliole. Abitato fino alla Seconda Guerra mondiale, ha iniziato a spopolarsi a partire dal Dopoguerra. Tra le tante case in decadenza, si distingue la chiesa della Madonna della Neve, ristrutturata nel 2019 da alcuni proprietari con fondi privati e il sostegno della Parrocchia di Pievepelago, e riaperta al culto. Il borgo di Casa Paretto si può raggiungere anche dal nuovo sentiero della Chiesa e dei Briganti che parte dal santuario di Monticello.

Il borgo delle Caselle a Fanano è situato sulla sponda destra del torrente Ospitale a 825 metri. Abitato da una cinquantina di famiglie, fu evacuato negli anni ‘50 in seguito all’attivazione di una frana. Il borgo ha rivisto la vita negli anni ‘70, ripopolato temporaneamente da una comunità hippy. Il paese si trova sul sentiero CAI 407 che scende fino a località Due Ponti. È possibile raggiungerlo all’altezza del ponte del Rifolengo, lungo la via comunale che porta a Ospitale. Si percorre un tratto di via Romea (sentiero CAI 411) fino al fosso delle Caselle. Quindi si imbocca un sentiero non segnato sulla sinistra che sale per circa 500 metri fino a intersecare il 407. Per raggiungere le Caselle si prosegue a sinistra.

Sempre nel territorio di Fanano ci sono altri interessanti borghi: La Mirandola, Il Berceto e La Serretta. La Mirandola è uno dei borghi più suggestivi dell’alta valle di Ospitale; il piccolo nucleo di case ormai in rovina, avvolto dalla foresta, è testimone muto dell’antica ‘vita montanara’. Si tratta di un borgo carbonaio, che forse alla sua fondazione si chiamava ’Capanne’. L’itinerario per raggiungerlo segue il sentiero CAI 419 fino ai fossi della Mirandola e Gambolino, per poi salire ancora fino all’abitato. Oltre l’abitato il sentiero arriva al passo del Colombino. L’abitazione meglio conservata riporta un tondo in pietra con una croce, una targa con indicazione del nome del borgo e l’altitudine e diverse iscrizioni riferite a interventi di restauro.

Il Berceto è un borgo in rovina dal fascino intatto. Tra le case diroccate svetta un edificio a torre con ingresso a volta, che risale probabilmente al XVIII secolo. Il borgo è stato abbandonato tra gli anni 6070. Il sentiero CAI 439 passa di fianco alla borgata e scende verso Canevare, mentre salendo in direzione del Cimoncino c’è un sentiero lungo il Fosso dei Marcanti che passa nel grazioso abitato della Binella. Per quanto riguarda La Serretta, è un abitato rurale posto a fianco di Canevare: ha struttura molto singolare formata da due corti chiuse concentriche, collegate da sottopassi.

Si possono vedere i resti di un castello, che aveva una chiesa, distrutto da una grave frana.

Infine, il borgo abbandonato de La Marina, a Montecreto, è uno dei più alti in Appennino, situato a 1200 metri di quota. È raggiungibile a piedi percorrendo il sentiero CAI 467 per circa 3 chilometri lungo un dislivello di 500 metri, con partenza da Magrignana. Sempre da Magrignana parte la strada comunale percorribile anche in auto che arriva in prossimità della Marina. L’unico dei borghi abbandonati citati che è possibile raggiungere direttamente in macchina.

Matteo Giannacco