
La norma punta ad avere case più sostenibili in tutto il continente
L’Italia e l’Europa intera continuano a portare avanti il processo di transizione energetica. Uno degli strumenti con cui il Parlamento europeo ha introdotto è la nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, conosciuta col nome di “Case Green”. Il testo, approvato il 12 marzo 2024, è passato ovviamente al vaglio del Consiglio e punta a rivoluzionare il settore edilizio, responsabile del 40% dei consumi energetici e di oltre un terzo delle emissioni di CO2 nei Paesi che fanno parte dell’UE. L’obiettivo è quello di abbattere le emissioni e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili entro il 2050, al fine di riqualificare il patrimonio edilizio per l’85% costruito prima del 2000, di cui il 75% con prestazioni energetiche insufficienti. Il progetto fa parte del pacchetto “Fit for 55” e stabilisce che tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2030. Tempi più stretti hanno invece gli edifici pubblici di nuova costruzione, che dovranno rispettare lo standard già dal 2028. Allo stesso modo, gli edifici esistenti dovranno essere sottoposti ad un processo di efficientamento. Per la tipologia residenziale, il consumo energetico medio dovrà scendere almeno del 16% entro il 2030 e tra il 20 e il 22% entro il 2035. Per gli immobili non residenziali, ristrutturazione obbligatoria del 16% degli edifici meno performanti entro il 2030, che salirà al 26% entro il 2033. Inoltre, a partire dal 2025 verranno interrotti i sussidi per l’installazione di caldaie a combustibili fossili, che dovranno essere eliminate del tutto entro il 2040. Entro il 2030, si prevede anche l’obbligo di installare impianti solari su edifici pubblici, non residenziali e di nuova costruzione. Ogni stato facente parte dell’Unione Europea avrà due anni per recepire la direttiva e dovrà elaborare un piano nazionale di ristrutturazione, con obiettivi da aggiornare ogni cinque anni. Sono previste delle esenzioni per gli edifici agricoli, storici, religiosi e temporanei i quali sono esclusi, ma i criteri dovranno essere più rigidi per evitare abusi. Come indicato nella Direttiva gli Stati membri “dovrebbero stabilire linee per tali esenzioni al fine di evitare una quota sproporzionata di edifici non residenziali esentati”.