Messori e l’intuizione della sartoria su misura: abiti da sposo, divise e camicie ispirate all’Africa

Il titolare Gianmarco racconta l’azienda simbolo del Made in Italy: "Un orgoglio vestire calciatori e ministri. Idee? Da film e musica"

Messori e l’intuizione della sartoria su misura:  abiti da sposo, divise e camicie ispirate all’Africa

Messori e l’intuizione della sartoria su misura: abiti da sposo, divise e camicie ispirate all’Africa

di Paolo Tomassone

Le idee migliori arrivano quando si è seduti sulle poltrone del cinema, osservando i movimenti degli attori sul grande schermo, la giacca appoggiata sulle spalle e il taglio della tasca nei loro pantaloni. È fonte d’ispirazione anche la buona musica, quella che accompagna i gesti eleganti di un uomo e una donna mentre ballano. E quanti progetti sono nati sorseggiando un caffè in Africa! Gianmarco Messori, titolare della Sartoria Messori con sede a Sassuolo, a ogni incontro con presidenti, ministri e uomini d’affari prende appunti; poi torna a casa, cerca i migliori tessuti italiani, prova decine di colori e inventa un nuovo abito. Noi lo incontriamo di ritorno da un viaggio in Marocco, dove ha aperto il suo ultimo punto vendita.

Messori, ci racconti dell’azienda, che si avvicina a festeggiare il mezzo secolo di vita.

"È nata nel 1976, lo stesso anno in cui sono nato io. I miei genitori producevano camicie di seta e col tempo hanno sviluppato anche altri prodotti. Io ho studiato all’Istituto Marangoni Fashion School di Milano e a vent’anni sono entrato in azienda per aiutare mia madre nel reparto ‘stile’. Ho creato una linea di jeans, ma dopo qualche anno ci siamo accorti che la richiesta di quel prodotto era debole, perciò abbiamo deciso di fondere le due linee per dedicarci alla sartoria su misura".

Per la quale c’era invece interesse?

"In quel periodo nessuno parlava di sartoria su misura. Per noi è stata l’occasione per alzare ancora di più la qualità dei nostri prodotti. Ed è stata la nostra salvezza. L’azienda ha attraversato momenti complessi, legati alle varie crisi scoppiate dal crollo delle Torri Gemelle in poi, ma con questa idea abbiamo continuato a crescere. Il mercato del tessile è complesso, dinamico e pieno di incognite, noi stiamo andando bene, un po’ per fortuna e un po’ per audacia".

Il web e l’e-commerce ha rivoluzionato anche il vostro settore?

"Sì anche se a noi, a chi ha un brand forte e a chi ha continuato a investire sulla qualità non ha toccato particolarmente. Le conseguenze più grandi le ha pagate chi, per abbassare i prezzi, ha scelto di andare a produrre all’estero, dove la manodopera costava meno. Noi siamo rimasti in Italia per salvare la nostra identità".

Qual è il vostro cliente ideale? "Noi lavoriamo molto per i capi da cerimonia, serviamo in un anno circa trecento matrimoni vestendo lo sposo, i parenti e gli amici. Durante il Covid il lavoro è calato molto, ma l’anno successivo abbiamo raddoppiato".

Un sarto come lei dove trova ispirazione per i suoi abiti? "Le idee arrivano dappertutto: dalla strada, da un film visto al cinema e anche tanto dalla musica che per me è davvero fonte di ispirazione. Cerco di avere un rapporto stretto con il cliente, ascolto le sue richieste, valuto le sue proposte. Da qui nascono nuovi modelli o nuovi colori. Questo mi capita spessissimo quando vado in Africa e parlo con presidenti, ministri, uomini d’affari, persone molto interessate alla moda e amanti del made in Italy".

Come ci è finito in Africa? "Questa è una bellissima avventura nata nel 2012 grazie a un cliente dell’Angola che venne a Sassuolo a comprare per sé alcuni abiti dopo aver visto alcuni nostri modelli. Gli chiesi di poter andare a trovarlo, lui accettò volentieri di ricevermi e farmi da guida. Durante questo viaggio ho visitato il Gabon, il Congo e la Costa d’Avorio. Oggi abbiamo clienti in nove paesi. Torno proprio ora dal Marocco dove abbiamo aperto pochi mesi fa un negozio che sta dando soddisfazioni importanti. E’ la forza del made in Italy, ma non tutti se ne rendono conto".

Lei invece ha colto l’opportunità.

"Io parto con un vantaggio perché gli italiani in Africa sono amati e apprezzano che un sarto italiano vada a trovarli appositamente. Poi la moda italiana, la bellezza e la qualità dei nostri tessuti e dei nostri accessori fanno il resto. Con i clienti africani creo un legame molto forte e assieme a loro, come ho già detto, sviluppo nuove idee. Come per esempio la linea di camicerie in pagne rivisitate con i colori, i disegni e lo stile africano".

Lei però in Africa non ci va solo per lavoro.

"Da tanti anni seguiamo un orfanotrofio: quando siamo andati la prima volta mancavano tantissime cose, non avevano zanzariere, non avevano letti a sufficienza, facevano a turno per dormire a terra e mangiavano su un gradino. Con l’aiuto dell’azienda e con il contributo di amici, clienti e imprenditori della zona, che si sono esposti in prima persona, abbiamo rifatto tutto nuovo. La nostra è ovviamente solo una goccia nel mare".

Goccia dopo goccia...

"La soddisfazione è tanta. E ogni volta che vado in Congo mi libero dagli impegni la domenica mattina per andare a giocare a calcio con i bambini dell’orfanotrofio. Siamo riusciti a realizzare un pozzo d’acqua, negli anni abbiamo fatto tante piccole cose, anche perché là in Africa con poco si può fare tanto. Quindi faccio un appello: se qualcuno è interessato, insieme potremmo realizzare altri progetti su misura".

Lei viaggia parecchio, ma alla fine torna sempre a Sassuolo dove è partner della squadra di calcio.

"È normale perché l’azienda è nata in questo distretto che va sempre protetto e tutelato. Con Giovanni Carnevali siamo amici e condivido la sua scelta di tenere un legame forte col distretto, con gli sponsor e il tifo che sono e devono essere sassolesi".

È orgoglioso quando vede in tv un calciatore con un suo abito?

"I calciatori giocano benissimo, ma non sanno fare il nodo alla cravatta, tutte le volte dobbiamo andare là ad aiutarli. Scherzi a parte, sì vestire gli atleti è un motivo d’orgoglio".

Nuovi progetti nel cassetto? "Posso dire che stiamo concludendo le trattative e dal prossimo anno vestiremo anche i tecnici e i giocatori dell’Olympique de Marseille, che tra l’altro è la squadra più amata in Africa".