Quell’omaggio a Ruffilli Cinque anni fa a Forlì il ricordo dell’amico ucciso dalle Br

Nel 2018 Mattarella commemorò i 30 anni dell’omicidio. Poi visitò l’Irst di Meldola incontrando e incoraggiando i ricercatori.

Quell’omaggio a Ruffilli  Cinque anni fa a Forlì  il ricordo dell’amico  ucciso dalle Br

Quell’omaggio a Ruffilli Cinque anni fa a Forlì il ricordo dell’amico ucciso dalle Br

di Marco Bilancioni

L’ultima visita di Sergio Mattarella nella nostra provincia risale a cinque anni fa: Forlì e Meldola le tappe. Impossibile dimenticare la data: 16 aprile 2018. Trent’anni dopo l’omicidio del senatore Roberto Ruffilli da parte delle Brigate Rosse. Il Quirinale strinse il programma, concentrò gli appuntamenti: l’Italia aveva votato da qualche settimana e ancora non era emersa una maggioranza. In altre situazioni, la visita sarebbe saltata. Ma non quella. Perché il primo fermamente convinto era proprio Sergio Mattarella.

Il presidente era stato amico di Roberto Ruffilli, e non solo perché entrambi erano democristiani. Erano stati anche docenti universitari. Dopo l’omicidio, Mattarella si trovò forse a pensare che la violenza armata – prima la mafia, poi le Br – aveva di nuovo colpito un suo affetto: prima il fratello Piersanti, otto anni dopo l’amico Roberto. Sotto il peso della storia e del presente, Mattarella percorse a piedi corso Diaz, dalla casa di Ruffilli fino al teatro ‘Diego Fabbri’: salutò i bambini delle scuole (scena che si ripetè, su precisa richiesta del Quirinale, anche a Meldola) e incrociò lo sguardo di tantissime persone alle transenne. "Grazie", la parola più frequente. Ma anche "forza", di chi era consapevole che in quell’empasse politico-istituzionale solo la sua saggezza avrebbe potuto favorire la nascita di un governo. "Ne ho bisogno", rispose a un infermiere al pomeriggio, a Meldola. Una donna sull’ottantina gli disse, come a un amico cui si confidano i propri malanni, "presidente, sono vecchia". E lui, senza il minimo tentennamento: "Non lo è affatto".

Non era previsto un suo discorso, ma Mattarella prese comunque la parola in teatro. Voleva ricordare l’amico assassinato. Parole che arrivarono alla platea come personali, era evidente: "Era difficile non avvertire il fascino di Ruffilli – disse –, per la sua acuta intelligenza, la trasparenza e l’elegante ironia". E ancora: "Riversava nel concreto quello che studiava, mettendo al centro del suo impegno la democrazia e la Costituzione. Ma il vero insegnamento ce lo ha dato con la sua vita stessa, limpida e generosa, in contrasto con l’efferatezza belluina dei terroristi". Nel gradito fuori programma il presidente citò una frase di una ragazza forlivese di 17 anni.

A Meldola visitò l’Irst, ponendo la prima pietra della nuova farmacia oncologica. Ma anche nella città bidentina – mai prima di allora toccata dalla visita di un capo di Stato in tutta la sua storia – il tratto comune fu l’umanità, la semplicità, la capacità di un gesto o un contatto che abbattessero il protocollo. Volle stringere la mano a tutti i ricercatori, esortandoli nel loro impegno, dimostrando di conoscere perfettamente l’attività dell’istituto dei tumori. Un legame con la Romagna che era destinato a riemergere.