Alcol: l’allarme della SIA per consumi in aumento e il suo impatto sulla salute

Patologie alcol-correlate come cirrosi ed encefalopatia epatica rischiano di colpire sempre più persone

Fegato Sano e Cirrotico

Fegato Sano e Cirrotico

L’aumento del consumo di alcol durante l’emergenza da Covid-19 ha già avuto effetti acuti evidenti, ma quali sarà l’incidenza su patologie legate al fegato quali la cirrosi? Quale sarà la riorganizzazione dei servizi diretti a pazienti cirrotici o affetti da encefalopatia ematica?

Fabio Caputo, Vice-Presidente della Società Italia di Alcologia (SIA), Ricercatore di Gastroenterologia del Dipartimento di Medicina Traslazionale dell’Università di Ferrara e Direttore del “Centro Universitario per lo Studio ed il Trattamento delle Patologie Alcol-Correlate” dell’Ospedale SS. Annunziata - Cento (FE) risponde a queste e altre domande a margine del 27esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Alcologia (SIA) “Alcologia in Era Sars-Cov-2” che si è concluso venerdì scorso 19 novembre, supportato da Alfasigma.

Per prima cosa, che cosa sono la cirrosi e l’encefalopatia epatica?

La cirrosi è l’evoluzione finale del danno epatico che può essere dovuta tra le varie cause all’alcol, a virus come quello dell’Epatite C ed altre cause. L’encefalopatia epatica è una complicanza della cirrosi causata da un eccesso in circolo di ammonio ed altre sostanze simili che, dall’intestino giungono direttamente (senza essere “smaltite” dal fegato cirrotico) a livello celebrale causando delle alterazioni che possono andare dalla sonnolenza, alla confusione mentale sino al coma ed alla morte.

Quanto ha inciso l’aumento del consumo di alcol su questo tipo di patologie legate al fegato?

Il fatto che negli ultimi anni sia stata praticamente debellato il virus dell’epatite C attraverso l’uso di antivirali molto efficaci, al momento quasi tutte le diagnosi di cirrosi sono alcol-correlate o conseguenti alle complicanze della sindrome metabolica. Più del 50% delle cirrosi è causata dall’alcol. Infatti, la maggior parte dei trapianti di fegato negli ultimi anni nei Paesi Occidentali è principalmente in pazienti con una cirrosi epatica alcolica e di origine metabolica.

Questo già nel periodo antecedente alla pandemia da Covid-19.

Durante il Covid-19 l’aumento del consumo di alcol ha incrementato i ricoveri di pazienti con cirrosi epatica (il virus SARS-CoV-2 ha un impatto negativo in particolare in pazienti già affetti da patologie croniche come la cirrosi epatica ed in chi presenta anche un consumo inadeguato di alcol e quindi immunodepresso). Il vero impatto che l’aumento del consumo di alcol ha avuto durante il periodo pandemico, lo osserveremo meglio nei prossimi anni.

Purtroppo, ci sono dati preoccupati riguardo l’assunzione di alcol da parte di ragazzi e adolescenti che ingeriscono ingenti quantità di alcol, in una modalità chiamata binge drinking ovvero l’assunzione di elevate quantità di alcol in un breve periodo di tempo (1-2 ore) per raggiungere il così detto “sballo”.  Circa il 17% delle intossicazioni acute alcoliche registrate in pronto soccorso negli ospedali italiani è legata a ragazzi/e di età inferiore ai 18 anni. Con annessi casi di coma che a volte portano al decesso.

Quale è stata e quale sarà la riorganizzazione dei servizi diretti a pazienti cirrotici o affetti da encefalopatia ematica per fronteggiare l’emergenza sanitaria?

In ambito ospedaliero siamo stati tra i primi a doverci riorganizzare così come anche a livello territoriale. Sia a partire dalle norme comuni di igienizzazioni, fino ad avviare, dove c’è stata la possibilità, nei pazienti non particolarmente gravi, all’utilizzo di modalità di viste a distanza attraverso la telemedicina. La telemedicina è una modalità di intervento che sta prendendo sempre più piede sia sul territorio anche nel settore delle dipendenze.

Il Covid-19 ha portato una rimodulazione nelle visite dei pazienti; in particolare, la possibilità del supporto dei caregivers (familiari di riferimento) formati ed addestrati, può essere di notevole aiuto nella gestione da remoto evitando in alcuni casi anche l’invio in pronto Soccorso e l’ospedalizzazione.

Esistono terapie farmacologiche per il paziente epatopatico?

L’Italia è una delle poche Nazioni al mondo dove sono stati approvati 5 farmaci per il trattamento dei disordini da uso di alcol. Da questo punto di vista, abbiamo possibilità maggiori di altri Stati Europei. Tuttavia, le procedure di trattamento non sono ancora univoche. È proprio per questo che la collaborazione tra tutte le società scientifiche che si occupano di disturbi da auso di alcol diventa di fondamentale importanza ai fini di poter delineare linee guida comuni. Inoltre, il paziente con disturbo da uso di alcol e, maggiormente se affetto da cirrosi epatica alcolica, necessita di un trattamento multidisciplinare (gruppi di auto-aiuto e supporto psicologico/psichiatrico con anche il supporto di caregiver sia formali che informali (famigliare) da affiancare alla terapia farmacologica.

Quali sono le principali attività del SIA?

La Società Italiana di Alcologia tende ad occuparsi a tutto tondo del problema alcol, dalla prevenzione fino al trattamento. La SIA, infatti, ha voluto proprio in occasione di questo evento rilanciare i messaggi della 9° edizione della settimana europea di consapevolezza sui danni alcol-correlati (AWARH). C’è ancora molto da fare perché i dati mostrano che solo il 10% di chi ha un disturbo da uso di alcol è in trattamento presso i nostri SerD o Servizi di Alcologia. C’è tutto un sommerso che “portato a galla” e in questo la collaborazione con medici di medicina generale e gli specialisti in tutti gli ambiti della Medicina diventa cruciale ai fini di una diagnosi precoce.

Il 5% dei decessi al mondo è correlato all’alcol così come il 4% dei tumori (Lancet Oncology, 2021). In Italia ogni anno si registrano 1200 decessi totalmente alcol-attribuibili e circa 17.000 decessi parzialmente alcol-attribuibili quindi evitabili. Noi come SIA continuiamo a sottolineiamo con forza: l’alcol dal 2012 è rientrato tra le sostanze cancerogene. Quando si tratta di informare l’opinione pubblica sull’effetto protettivo cardiovascolare quasi mai viene affiancato il dato dell’alcol come agente cancerogeno. Anche un uso moderato di alcol (1 o 2 unità alcoliche utilizzate giornalmente) è in grado di aumentare il rischio di insorgenza di alcune tipologie tumorali come quelle che affliggono le prime vie respiratorie e digerenti ed in particolare il cancro della mammella nella donna.