FRANCESCO FRANCHELLA
Sport

Focus sul Rione San Benedetto. L’anello d’oro con diamante a punta e il giallo del fiore che lo avvolge

Nell’insegna compare una margherita pratolina (spesso confusa con il garofano rosso) i cui petali riproducono i colori verde, bianco e rosso, simboli delle tre virtù teologali: speranza, fede e carità.

Il Rione annoverava al suo interno la contrada del Mirasole e quella del Guazzaduro, attuale via Contrada della Rosa

Il Rione annoverava al suo interno la contrada del Mirasole e quella del Guazzaduro, attuale via Contrada della Rosa

Affrontata la metà orientale dell’Addizione Erculea, quella di Santo Spirito, entriamo ora nel suo contraltare occidentale: il territorio del Rione San Benedetto, luogo di ritrovo degli amatori del basket e del calcetto, ma anche di chi si vuole gustare una tartina col "reviglio" alla Cantinetta. Ben più antica, tuttavia, è la tradizione di San Benedetto, così come lo è la sua impresa. Questo l’incipit del "Sgond Cant" di San Bendét, scritto dal poeta bondenese, Luigi Vincenzi: "Eco al Giamant muntà ‘n zzima a’n anèl / con déntar, ross fiamént, un garuflin!". Tradotto: un diamante a punta montato in cima a un anello d’oro, questo avvinghiato dalle foglie dello stelo di un fiore. Per Vincenzi, il garofano rosso. Questo potrebbe essere il primo errore del nostro poeta, almeno stando a quanto dichiarato da quella che ci dicono essere la fonte definitiva per trarre notizie sul Palio: il sito web ufficiale. Ebbene, nel sito web, il fiore è descritto come una margherita pratolina, "le cui corone concentriche dei petali riproducono la successione dei colori verde, bianco e rosso, simboli delle tre virtù teologali: Speranza, Fede e Carità. Particolarmente cara al duca Ercole, la divisa del diamante racchiude i significati talismanici e cristologici della preziosa pietra, emblema della purezza, della luce e dell’incorruttibilità". Ad ogni modo, il vero protagonista è proprio il diamante, impresa da sempre appartenuta alla Casa d’Este, resa però famosa da Ercole I d’Este. Se lo chiede anche Vincenzi: "Mo quand èl dvantà simbul ad puténzza, / fòrzza, lavor, bunìfich (…)? / Con Ercul Prim, al Duca più Frarés, / un persunagg famoss dla Rinassénza", che scelse come principale artefice della sua rivoluzione urbanistica proprio l’architetto Biagio Rossetti. Biasi Russét, a cui si devono "strad, palazz e monumént / che Frara i féss mudèrna, bèla e granda; / ch’la fuss un far int l’art ad cal mumént!". Il diamante è il simbolo più importante di questa impresa: non è un caso che, nell’ambito del Quadrivio Rossettiano, il perno fondamentale sia proprio Palazzo dei Diamanti, luogo simbolo di Ferrara, sede della Pinacoteca Nazionale, dove sono conservati alcuni dei più celebri capolavori pittorici dell’Officina Ferrarese (termine coniato da Roberto Longhi) e dove Franco Farina, nella seconda metà del Novecento, portò l’arte contemporanea. Palazzo dei Diamanti, insieme a Palazzo Prosperi Sacrati, pertiene – a livello territoriale – al Rione San Benedetto. Adottando questa impresa, il rione si è preso onori, certo, ma anche grandi responsabilità. Oggi, stando alle informazioni contenute sul sito del Palio di Ferrara, la presidente di Rione San Benedetto è Chiara Formaggi, la sede è in corso Biagio Rossetti 5 e il territorio comprende Barriera di Porta Po, Viale Cavour (lato pari), Corso Ercole I D’Este (lato dispari), Mura degli Angeli fino alla Barriera di Porta Po. La contrada ha pronunciato la formula di iscrizione alle gare del 31 maggio. Si presenterà coi seguenti campioni: putto Jacopo Tagliaferri, putta Micol Piazzi, staffiere Marco Manconi, asino Preda Assenta, fantino Marco Bitti, berbero Borghesia.

fr. fr.