
La Corte rappresenta la compagine di familiari, di nobili cittadini, di cavalieri e armati che scortò. Borso d’Este a Roma
Come succede nel corteo dei vivi, introduciamo questo Speciale con l’unica formazione che propriamente contrada non è. Lo dice il nome stesso: Corte Ducale; il lato secolare e laico, il potere politico della città: non porta dedicazioni a santi, non presenta cavalieri. Al contrario, fanti e cavalieri di altre contrade, per rispetto delle tradizioni, le si parano di fronte, rendono omaggio al duca, inscenano giuramenti, bramano teatrali investiture. Alte sono le responsabilità. La prima: aprire cortei e processioni.
Così, inevitabilmente, la Corte Ducale è, per il pubblico, l’immagine inaugurale del Palio: la copertina del libro. Mostrateci una bella Corte Ducale – dame adorne, sbandieratori impettiti, figuranti impegnati – e sapremo che quella in essere sarà una bella edizione. Ma a differenza di un libro, la cui copertina è notoriamente poco significativa, la scenografia di un Palio è sintomo di tanti altri aspetti: cura, attenzione ai dettagli, lunghe prove e inevitabili fatiche. Indizi della qualità di una manifestazione: la Corte Ducale ne è il sintomo principale. D’altronde l’immagine che deve rievocare è proprio quella dei cortigiani al seguito di Borso d’Este, che nel 1471 partì verso Roma da marchese, per ritornare da duca. L’ha ricordato, in un libello uscito nel 1968, Nino Franco Visentini, fondatore del Comitato Este Viva e ripristinatore, nel 1967, del Palio, che si tenne l’anno successivo: "Borso amava il fasto e la gloria; buona testimonianza ne è la partenza da Ferrara del corteo estense alla volta della capitale. Corteo formato da 500 persone comprendenti feudatari, nobili e sudditi di alto rango, con vesti di broccato, d’oro e d’argento, di seta e di velluto, accompagnati da camerieri in abiti di panno d’oro, da scudieri in broccato d’argento e da cento staffieri con trombettieri e pifferi; mentre ottanta "canatieri" conducevano per mano ciascuno quattro cani delle razze più pregiate". Un corteo già trionfalistico, direzione Roma, dove il pontefice avrebbe ufficializzato la nomina a duca. Un corteo che si può immaginare solo ammirando gli affreschi di Schifanoia, il cui protagonista assoluto è proprio lui, Borso d’Este.
Il corteo descritto aiuta a comprendere il ruolo della Corte Ducale nel Palio moderno: la sua presenza, annunciata dall’impresa dell’aquila estense, legittima ogni attività, ogni competizione che intende rievocare quei giochi organizzati in città proprio in onore di Borso. Il nuovo duca, ormai malato, ebbe comunque "l’ultima sua distrazione, l’ultima sua ora lieta e serena", ovvero "assistere allo spettacolo del Palio del 1471". "La sera fu ripreso dal morbo che lo portò alla tomba". Ma ogni anno, con la Corte Ducale, Borso rinasce.
Francesco Franchella