Felicori: "Siamo una realtà potente e diffusa"

L’assessore alla Cultura guarda alla nuova stagione con ottimismo: "Gli obiettivi principali? Svolta digitale e promozione internazionale"

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di Francesco Moroni

"Il teatro in Emilia-Romagna è una realtà potente e molto diffusa. Una realtà che non si limita a essere concentrata nei grandi centri, o nel capoluogo, ma abbraccia tante città". Mauro Felicori, assessore regionale alla Cultura, guarda alla stagione della vera ripartenza senza dubbi e con ottimismo neanche troppo velato: "Sono abbastanza convinto come oggi la pandemia non sia conclusa, ma sia entrata in una fase di gestione ordinaria che consente diverse possibilità". Se anche nell’ultimo anno le sale hanno riaperto al pubblico consentendo un ritorno tanto degli spettatori quanto dei grandi titoli, la stagione 2022-2023 grida alla rinascita. I teatri hanno sofferto, ma anche retto, e ora si apprestano ad aprire le sale a una ventata di novità, dal ritorno dei classici alle nuove produzioni.

Assessore Felicori, cosa dobbiamo aspettarci?

"Come successo in maniera molto simile per i cinema, quando i teatri hanno riaperto abbiamo visto che possono essere gestiti. Ora abbiamo diversi provvedimenti in corso d’opera, con importanti finanziamenti in atto".

Ci dica meglio.

"Innanzitutto, partirei dall’obiettivo di ammodernare i teatri da un punto di vista energetico: una svolta a cui è chiamata tutta l’Italia, a cominciare proprio dai luoghi della cultura".

Poi?

"C’è il tema dell’accessibilità e quello della sicurezza, anche questo di primaria importanza. E aggiungo anche un altro aspetto a cui tengo molto".

Quale?

"Vedere come i teatri riusciranno ad affrontare una vera transizione al digitale".

Ci sono risorse importanti in arrivo?

"Con i finanziamenti europei per i prossimi sette anni ci saranno fondi per le imprese culturali e creative che si applicano ai musei, agli archivi e, ovviamente, anche ai teatri. Le imprese della cultura dovranno dimostrarsi vivaci, in grado di mettere in campo una progettualità strutturata. E così, soprattutto nei teatri di produzione, potremo avere anche finanziamenti supplementari".

Vivaci, dunque. In che modo?

"Occorre cominciare a immaginare come lo spettacolo dal vivo, che resta in primissimo piano, possa avere dei ‘gemelli’ che vengano incanalati nei nuovi canali, in tutto il mondo digitale. In questo modo il numero di consumatori di cultura può aumentare in maniera esponenziale: questo è l’obiettivo della politica democratica".

Lei che stagione si augura, quindi?

"Mi aspetto una stagione molto ricca dal punto di vista progettuale, con investimenti. Noi siamo forti perché abbiamo numerose realtà. E con Teatri di Vita a Bologna, scelgo questo come esempio su tutti, siamo finalmente arrivati a sei poli riconosciuti dal ministero come Centro di produzione teatrale. Poi abbiamo ottime stagioni teatrali: Reggio Emilia, Carpi, Imola, Faenza e tutti i teatri dell’arte, che sono una dozzina. Tutto il mondo teatrale in Emilia-Romagna propone una qualità davvero importante. Ecco perché la mia posizione è molto positiva al riguardo".

Che altro?

"Oltre a TRIC e ai centri di produzione, come Regione sosteniamo altre 44 compagnie di teatro: non solo Societas e Motus, ma penso a Fanny e Alexander, ITC San Lazzaro, Teatro dei Venti, Teatro Valdoca, Teatro del Drago, Mamimò di Reggio Emilia, Teatro Due Mondi di Faenza. Poi vedo in crescita anche il teatro di strada e il circo: Manicomics di Piacenza e Teatro Necessario di Parma".

Dove si può fare ancora qualcosa?

"Considero raggiunto l’obiettivo di offrire agli emiliano romagnoli stagioni di ottima qualità ormai da molto tempo, così come considero raggiunto da qualche anno l’obiettivo di avere produzioni teatrali di buon livello. Dove secondo me possiamo fare di più, e meglio, è nella capacità di far circolare le nostre produzioni".

In che maniera?

"A questo proposito la prosa, soprattutto, vive alcune difficoltà legate alla lingua. Ma mi viene da dire anche che stiamo conseguendo molti risultati, come ad esempio la produzione modenese del Teatro dei Venti ‘Moby Dick’, che stava circolando bene in Europa, prima che il Covid cominciasse a ostacolarla, e che ora sta riprendendo. Non è l’unico esempio, chiaramente, ma mette in evidenza una nuova prospettiva culturale di cui abbiamo bisogno e che vogliamo promuovere. E stiamo anche dando vita a una sorta di agenzia di internazionalizzazione per la produzione teatrale. Mancava una struttura alle spalle, ora avremo dei risultati".