"Coop, ora è cruciale rivedere gli appalti"

Il presidente Ravaglia: "I costi alle stelle hanno eroso i guadagni di troppe imprese. Serve un correttivo"

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di Simone Arminio

Lanciare il cuore oltre la crisi. È l’impegno del mondo cooperativo, nelle parole del presidente di Confcooperative e Aci Bologna, Daniele Ravaglia. Ciò fatta una doverosa premessa: "La crisi pandemica e quella legata al conflitto in Ucraina – chiarisce – hanno avuto per noi caratteristiche del tutto diverse".

Ravaglia, quali?

"Durante la pandemia si trattava essenzialmente di mancanza di lavoro, e il problema è stato facilmente risolto da cassa integrazione, rateizzazione delle imposte e congelamento dei pagamenti. Oggi il lavoro c’è, ma è reso impossibile dalla mancanza di materie prime e dagli aumenti indiscriminati dei costi che mangiano tutto il guadagno".

Chi ne soffre di più?

"Di sicuro la cooperazione sociale, un settore che durante la pandemia ha dimostrato tutta la sua importanza per il sostegno quotidiano alle famiglie e che con il conflitto ucraino si è rivelato altrettanto importante per fa funzionare la macchina dell’accoglienza. Il punto è che il loro lavoro non si può fermare, anche quando l’aumento indiscriminato dei costi erode tutte le remunerazioni ai lavoratori. Perché di questo stiamo parlando, non certo di profitti".

Come fare?

"Vanno rivisti gli appalti. Quelli in essere spesso oggi sono inattuabili. Un tema che riguarda il mondo del welfare ma anche quello delle costruzioni".

E poi c’è il tema energetico.

"Bisogna accelerare la possibilità di produrre energia con le comunità energetiche. Sul tema c’è una norma nazionale, ma la Regione non l’ha ancora recepita. Eppure è impossibile affrontare il tema del deficit energetico solo dal lato dei consumi: oltre a consumarne meno, l’energia occorre anche produrla".

La cooperazione, oggi, quali spazi ha?

"Parliamo intanto di spazi fisici. Bologna è piena di aree e immobili dismessi da recuperare, ma la loro assegnazione non sempre è semplice e ben gestita".

Parliamo di lavoro: quello cooperativo ha tenuto?

"Ha tenuto ed è cresciuto. Ciò senza dimenticare mondi in sofferenza come quel fieristico turistico".

Bologna si era scoperta turistica. Lo ritornerà?

"Credo proprio di sì. E non penso solo al capoluogo ma a tutta l’area metropolitana con le sue mille attrattive".

Gli stranieri torneranno, dunque. Ma torneranno anche certe produzioni e investitori?

"Durante questa crisi ci siamo resi conto di esserci resi dipendenti dall’estero oltre il necessario, e non solo per l’energia. Abbiamo acquistato anche prodotti agroalimentari di qualità inferiori alle nostre e non abbiamo valorizzato a sufficienza le nostre produzioni. Penso all’olio ma anche allo o zucchero: quello che produciamo a Bologna è di altissima qualità. Per questo l’accorciamento della supply chain non può che farci bene".