Frenano i trend di crescita dimensionale

Queste realtà attraversano un periodo di crisi: diminuisce il fatturato aggregato delle imprese Top. Aumentano gli investimenti

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di Luca Baccolini

e Gian Filippo Galletti

L’industria dell’auto di Bologna e provincia ha attraversato un periodo di crisi e i dati lo confermano. Il 2020 rappresenta un anno in controtendenza con quanto osservato e commentato in queste righe negli scorsi anni; la frenata del trend di crescita dimensionale è evidente se si guarda il fatturato aggregato delle imprese che lo compongono, questo è diminuito del 11,6% passando da 6,2 miliardi nel 2019 ai 5,5 miliardi nel 2020. Nonostante ciò, ed è questo il dato più rilevante per il tessuto economico-sociale del territorio, le aziende dell’Automotive hanno mantenuto sostanzialmente stabile il proprio organico nel corso dell’anno 2020: i dipendenti complessivamente impiegati dalle imprese del settore sono stati pari a 9.322 unità, in leggera crescita rispetto al precedente esercizio (+6,8%). È altresì incrementato il livello degli investimenti complessivi effettuati dalle società presenti nel campione, questi sono passati da 6,6 miliardi del 2019 ai 9,1 miliardi del 2020 (+37,3%) (si precisa che tale incremento è in realtà per 2,2 miliardi dovuto a rivalutazioni di beni già presenti nel patrimonio aziendale, così come consentito dal legislatore nel pacchetto di misure per contrastare gli effetti della crisi pandemica).

Qual è il peso specifico del settore all’interno del panorama delle Top 500 imprese bolognesi? Stiamo parlando di 38 società (su 500) che generano l’8,1% del fatturato aggregato delle Top 500, investono il 10,4% degli impieghi complessivi e hanno in organico il 3,8% dei dipendenti complessivamente assunti dalle 500 più grandi imprese di Bologna e provincia. Nonostante l’organico e gli investimenti del settore siano cresciuti rispetto allo scorso anno, le imprese che rappresentano il settore risultano diminuite, passando da 40 società nel 2019 a 38 nel 2020. Delle 38 società, 12 svolgono attività nell’ambito della filiera di produzione mentre 26 sono aziende concessionarie. La diminuzione dei ricavi ha portato con sé una diminuzione dei principali margini del settore (valori mediani): l’Ebitda è diminuito del 31,4% e l’Ebit è diminuito del 48%. Così anche i principali indicatori della redditività (valori mediani): la redditività delle vendite, misurata dal Ros, è diminuita del 35,9%, la redditività degli investimenti, misurata dal Roi, è diminuita del 44,8% e la redditività per gli azionisti, misurata dal Roe, ha subito una riduzione del 25,8% passando dal 9,13% del 2019 al 6,77% del 2020. La diminuzione della redditività ha causato una forte contrazione (-27,3%) dell’utile mediano del settore; ma nonostante ciò la maggior parte delle imprese del settore automotive ha chiuso il 2020 con un utile (32 società sulle 38 società del campione). In occasione della presente e delle due passate edizioni di Top 500 è stato calcolato un dato nuovo rispetto agli anni precedenti: l’incidenza degli oneri finanziari sui ricavi (indicatore previsto dalle linee guida Cndcec fra quelli di ‘allerta’ della crisi d’impresa). Ebbene, pur considerando che l’analisi deve essere condotta in maniera prospettica (quindi la seguente affermazione è da prendere con tutte le limitazioni del caso), le imprese del settore possono tirare un sospiro di sollievo con riferimento a questo valore, la cui mediana si attesta al 0,23%, ampiamente al di sotto della soglia critica del 2,10% prevista dal sistema di allerta. In conclusione, l’analisi dei dati i mostra come nel 2020 l’industria automotive abbia fortemente sofferto la crisi sanitaria che ha fatto registrare un crollo del fatturato e che ha causato una forte riduzione dei principali indicatori di redditività del settore in esame. Nonostante ciò, le imprese del settore hanno dimostrato una forte resilienza, mantenendo sotto controllo l’equilibrio finanziario.