
Da sinistra, i docenti Stefano Montanari e Ulpiana Kocollari, e i dottori Ennio Lugli e Federico Bertacchini di Unimore
di Cristina Degliesposti
La provincia di Modena "è sostanzialmente in salute, vediamo una crescita del fatturato, dei ricavi delle società e un rafforzamento delle marginalità". Ma per Stefano Montanari, docente associato del Dipartimento di Economia Unimore e coordinatore scientifico dell’analisi Top 500 Modena insieme alla prof Ulpiana Kocollari, "c’è un tratto comune a tutte le società: tutte hanno sofferto del costo del denaro che, nel 2023, è diventato per molti settori circa il doppio dell’anno prima".
Professore, provincia promossa quindi?
"Se si guarda all’aspetto macro sì, poi sono andamenti diversi a seconda delle filiere. Alcuni sono stati particolarmente brillanti, come l’agroalimentare e altri che hanno risentito della crisi, come la ceramica. Poi, c’è una terza categoria composta da filiere ancora brillanti nel 2023, ma che ci si aspetta più in difficoltà, o comunque messi più alla prova, in futuro. Tra tutti pensiamo all’automotive, con le scadenze legate ai motori termici e edilizia che ha scontato la fine dell’era del Superbonus".
Ci sono tendenze univoche o trasversali?
"In generale, chi soffre di più sono le aziende medio-piccole rispetto alle grandi. Le grandi, infatti, possono ’reggere’ anche prezzi competitivi e hanno le spalle larghe per far fronte agli investimenti, in un contesto in cui l’inflazione media è stata del 5%".
Un esempio?
"La meccanica. I dati sono brillanti per le prime 10 aziende del settore: crescita in doppia cifra e redditività, mentre le realtà medio-piccole hanno risultati in calo sull’esercizio precedente".
Chi ha brillato?
"Certamente l’agroalimentare, che ha visto una crescita significativa di volumi, margini e occupazione nonostante gli oneri finanziari praticamente raddoppiati. Con una crescita del 7,3% anche togliendo l’inflazione al 5,5%, il saldo è comunque positivo. Un altro settore andato molto bene nel 2023 è stato il biomedicale: crescita di fatturato a doppia cifra, aumento del personale, della produttività per addetto e calo dell’indebitamento. L’unico tallone d’Achille, qui, è stata la copertura degli oneri finanziari".
Qual è il quadro per il sistema cooperatrivo?
"Si tratta di un comparto estremamente eterogeneo, che vede vede il fatturato medio in leggero calo mentre crescono redditività e marginalità. Circa il 40% delle coop sono agroalimentari, poi c’è un 30% attivo sui servizi, un 20% nell’edilizia con dimensioni anche diversissime tra loro".
Cosa si può anticipare dell’analisi sul 2024?
"Il 2024 è stato un anno di luci e ombre, dove la ripartenza attesa sembra non esserci stata. La grande spinta data dagli interventi post Covid si è chiusa nel 2023. Ma il 2024 ha raccolto molti scenari incerti come l’andamento della Germania, le elezioni Usa, due guerre ancora in corso, che si stanno riverberando nel 2025".