"Green energy valley, noi siamo pronti"

L’idea del presidente di Confindustria Romagna: "Abbiamo le carte in regola per giocare un ruolo nella diversificazione energetica"

di Marco Principini

Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna, i principali indici economici della seconda metà del 2021 facevano ben presagire, invece ci si è ritrovati di fronte a extra costi inattesi legati alle materie prime e, soprattutto, all’energia. Qual è il quadro?

"Purtroppo, non buono. Si è creata una sfortunatissima congiuntura negativa da tempesta perfetta: mentre ci stavamo riprendendo dall’emergenza sanitaria, come testimoniano gli ottimi dati 2021, ci siamo trovati schiacciati tra costi energetici schizzati alle stelle e le tensioni geopolitiche sfociate nell’invasione dell’Ucraina e nelle conseguenti sanzioni alla Russia. Nel giro di poche settimane la situazione si è avvitata in una spirale negativa: stiamo cercando di reagire, ma le stime di crescita di inizio anno oggi sono un’utopia e abbiamo ragione di ritenere che il 2022 sarà fortemente compromesso, difficile invertire la rotta nel breve termine".

Quali sono i comparti dell’economia romagnola che, in prospettiva, rischiano di vedere frenata se non azzoppata la possibilità di ripresa?

"Non ragionerei per settori, perché mentre l’emergenza delle materie prime può riguardare alcuni comparti – dall’alimentare alla ceramica - il tema energetico è invece trasversale e investe indistintamente tutti: già qualcuno ha valutato di sospendere la produzione, e in generale sono a rischio intere filiere manifatturiere e dei servizi".

L’aumento dei costi dell’energia ha messo in evidenza i limiti del sistema italiano di approvvigionamento: quali strategie mettere in atto per invertire la tendenza? Ha ancora senso approntare soluzioni di sistema nazionale o sarebbero più efficaci politiche energetiche tarate sui singoli distretti geografico-produttivi?

"La parola d’ordine è diversificare: sia i mercati da cui acquistiamo energia, sia le fonti stesse di approvvigionamento. In un quadro di strategia nazionale, che purtroppo ancora non è ben delineato, i territori devono poter seguire le proprie vocazioni. E il nostro ha davvero tutte le carte in regola per diventare la green energy valley d’Italia: cito solo il progetto offshore Agnes, che al largo delle coste romagnole integrerà eolico, solare galleggiante e idrogeno verde, o lo stoccaggio di CO2 che sta studiando ENI".

Gas metano, estrazioni e mar Adriatico sono termini che hanno ripreso vigore, ma quali sono le soluzioni che renderebbero l’approccio differente dal passato, per impatto ambientale e subsidenza?

"A nostro avviso non occorre un approccio differente dal passato: abbiamo estratto gas naturale in totale sicurezza per decenni, facendo convivere senza problemi industria estrattiva, turistica e culturale. Le nostre competenze professionali e le nostre tecnologie offshore sono ammirate ed esportate in tutto il mondo. Parliamo di un distretto di eccellenza che è stato bloccato tre anni per la redazione del Pitesai (il piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) un documento nato tardi, e già datato. E’ stato lasciato nel limbo un intero comparto che è sopravvissuto solo grazie a commesse estere, e nel frattempo lo scenario energetico è completamente cambiato: adesso c’è fretta di estrarre subito di più, ma purtroppo gli impianti non si riportano a regime in un giorno. E nel frattempo i nostri vicini non sono stati a guardare: mentre noi ci pensavamo, la Croazia ha continuato a sfruttare i giacimenti che ora sono vicini all’esaurimento. Anche attingendo a tutte le nostre riserve, copriremmo solo una piccola percentuale del nostro fabbisogno".

La Romagna potrebbe candidarsi a ospitare un impianto di rigassificazione per Gnl o nuove strutture per aumentare la quota prodotta di biometano?

"Già a Ravenna è stato inaugurato il primo deposito small scale di GNL: per vocazione questo territorio può essere il primo candidato a ospitare navi, impianti e strutture; imprese associate hanno già presentato domande per la produzione e distribuzione di biometano, purtroppo conosciamo i tempi della burocrazia e i tempi per avere le autorizzazioni sono spesso molto lunghi".

Sul fronte prezzi dell’energia, ritiene ci siano state mancanze e ritardi a livello centrale nel controllo di mercati e contratti?

"Stiamo pagando oggi politiche energetiche sbagliate degli ultimi 10 anni. Diciamo che oggi si insegue l’emergenza: si è intervenuti con provvedimenti per tamponare nell’immediato, ma mancano ancora interventi di natura strutturale. Benissimo reagire con misure eccezionali per il breve periodo, però occorre ampliare lo sguardo sui prossimi decenni, ragionare con pragmatismo sul lungo termine".

Nel 2021 la sua associazione guardava con ottimismo agli investimenti e ai numeri del porto di Ravenna, ma quanto i nuovi scenari rischiano di offuscare il quadro?

"Il porto per fortuna si sta attrezzando per ricevere navi più grandi, e i dati continuano a reggere: lo scalo di Ravenna è già il punto di riferimento per tutta la Regione, e ancor di più diventerà un asset fondamentale per il nord Italia".

Nel suo discorso di insediamento ha puntato molto sulla ‘collegialità’ come politica d’azione per il mandato 2021-2025: come intende declinare questa intenzione nella pratica?

"Sono convinto che il lavoro di squadra sia il carburante che permette a persone comuni di ottenere risultati non comuni. Le faccio un esempio pratico, l’ultimo in ordine di tempo: alla vicepresidente Alessia Valducci, prima imprenditrice nel Consiglio di presidenza dell’associazione, ho appena affidato la delega per l’imprenditoria femminile, per dare maggiore voce alle professionalità e alle competenze delle donne, che sono una leva fondamentale da potenziare e potranno giocare un ruolo fondamentale nelle sfide che ci aspettano".