
Il Ceo Filippo Colonna: "Gli edifici non performanti sono inquinanti". Dal 1953 l’azienda forlivese produce protezioni edili per immobili. Giunta alla terza generazione ha un portfolio sempre più internazionale.
L’Unicredit Tower, la sede dei flagship store Prada e della Microsoft a Dublino, Casa Milan e La Scala Milano. E presto il campus dell’università di Harvard a Boston. Tutte queste strutture conosciute a livello mondiale hanno in comune una cosa. Ovvero, a mettere mano alla facciata degli immobili ci ha pensato il Gruppo Ivas. Le due aziende di cui si compone, Ivas e Aliva, progettano e realizzano prodotti per la protezione, il ripristino, l’isolamento e la decorazione degli edifici. Dal 1953 è a tradizione familiare, radicata a San Mauro Pascoli, in provincia di Forlì-Cesena. Giunti alla terza generazione, dopo Ferruccio Colonna, Werther e Vincenzo, oggi tocca a Filippo Colonna e al cugino Jacopo guidare Ivas e Aliva, le due aziende operative nei settori delle finiture edilizie, isolamento a cappotto e facciate ventilate, come amministratori delegati.
Il Gruppo è presente in 32 paesi nel mondo, conta su 315 rivenditori ufficiali, 410 prodotti offerti e 105 milioni di fatturato nel 2023. I dipendenti sono 190 e i mercati principali sono in Spagna, con Ivas Iberica, Regno Unito, con Aliva Uk, oltre ad accordi di distribuzione esclusiva in Romania e Cina e a una presenza diffusa tra Stati Uniti, Sud America e Balcani.
Filippo Colonna, dal 1953 siete a tradizione familiare e la vostra sede centrale è ancora a San Mauro Pascoli, nel cuore della Romagna. Quanto è importante questa impronta?
"È sempre stata la chiave di volta e di successo. Nel nostro mercato il rapporto umano e la fiducia sono ancora fondamentali, sia all’interno dell’azienda, con i dipendenti, che con la clientela esterna. La fidelizzazione è importantissima perché chi ci sceglie difficilmente ci lascia. Riusciamo così a instaurare rapporti di lungo corso che rappresentano l’80% del fatturato. Essere una azienda di realtà familiare aiuta quindi molto perché permette di costruire relazioni durature".
Dal 1999 siete leader nazionale in ambito d’isolamento a cappotto. Cosa offre il Gruppo Ivas ai clienti per distinguersi dai competitor?
"Da poco più di un anno abbiamo realizzato uno stabilimento produttivo automatizzato di materiali isolanti in Eps riciclato, grazie al quale siamo diventati l’unico produttore di kit di sistemi a cappotto autoprodotti al 95% a chilometro zero. Quindi controlliamo tutta la tecnologia e i componenti, mentre i competitor tendono ad assemblare. Inoltre, controlliamo anche una parte di mercato grazie al nostro osservatorio previlegiato sulla clientela finale, tramite sette punti vendita di proprietà, gli Ivas store, che rappresentano il 30% del nostro fatturato (Roma, Senigallia, Rimini, Cesena, Cesenatico, Forlì, Roma e Milano). Questo ci consente di capire il mercato prima degli altri. Inoltre, da sempre, abbiamo investito sul servizio, con un team tecnico di ingegneri in affiancamento al team commerciale. Questo ci permette di studiare le soluzioni migliori ed evitare che ci siano errori tecnici sul prodotto finale".
Quest’anno grazie a voi è nata la prima Green Building Valley italiana, il distretto dell’efficientamento energetico dell’involucro edilizio.
"Si tratta di un vero e proprio distretto produttivo. In 80mila metri quadri produciamo l’efficientamento energetico. Fino al 2023 gestivamo 5 milioni di metri quadri di isolamento a cappotto all’anno, progettato e venduto, e questo ci ha permesso di abbattere circa 115 milioni di chilogrammi di CO2 prodotta dagli edifici. Basti dire che un sistema d’isolamento a cappotto riduce del 40% i consumi energetici in un condominio e il 36% di emissioni di CO2. Gli edifici peggio performanti sono inquinanti più di qualsiasi altra cosa in Italia e in Europa. Con la Green Building Valley abbiamo intenzione di realizzare veri e propri workshop itineranti per sensibilizzare enti, stakeholders, studenti e cittadini sull’importanza cruciale dell’efficientamento energetico e delle politiche green che riguardano le abitazioni".
Ivas conta su sei divisioni, di cosa si occupano?
"Il nostro core è l’efficientamento energetico, con l’isolamento a cappotto (divisione Etics). Ma nasciamo come colorificio, quindi la nostra divisione di pitture e vernici resta molto importante. Inoltre ci occupiamo anche di pavimenti in resina, di lastre isolanti per l’edilizia di malte tecniche, ovvero i collanti per l’edilizia. E poi la divisione Metropolis, con i sistemi decorativi per l’alta gamma, quella parte che consente di avere maggior appeal all’estero con il prodotto Made in Italy, come per esempio gli stucchi veneziani o le resine cementizie (con cui abbiamo realizzato, tra l’altro, la mega villa di Beyoncé e Jay-Z a Hollywood). In sintesi, ci occupiamo di tutti i principali prodotti del settore ‘edilizia tecnica leggera’".
In particolare con l’azienda Aliva avete fatto centinaia di interventi a livello mondiale in alcune strutture molto note.
"Aliva, l’azienda capitanata da mio zio Vincenzo e oggi da mio cugino Jacopo, è riuscita negli anni ad affermarsi con grande autorevolezza nei più importanti studi di progettazione in Italia e all’estero. Per il Teatro alla Scala di Milano abbiamo realizzato con l’architetto Mario Botta i nuovi volumi. Con Prada, grazie agli interventi sui loro maggiori flagship store nel mondo, abbiamo costruito un rapporto privilegiato diretto con l’azienda. Da poco abbiamo vinto inoltre il progetto per il complesso dell’università di Harvard a Boston, negli Stati Uniti, per i nuovi stabilimenti del campus. Realizzeremo il rifacimento delle facciate ventilate: i lavori sono iniziati da poco e dureranno tutto il 2025".