Il lavoro resiste alla pandemia Non crolla il tasso di occupazione

Il rapporto AlmaLaurea: calo irrilevante per chi ha conseguito il titolo da cinque anni (0,5%). Colpite soprattutto le donne

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di Marco Principini

Il Covid-19 ha rallentato l’occupazione dei neolaureati, ma sembra non aver inciso su quella dei laureati a cinque anni dal titolo e gli studenti, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, continuano a rispondere positivamente al percorso accademico, tanto che si registra un incremento di 14mila immatricolazioni rispetto al 2019-2020. Questi alcuni dei dati emersi dalla 23esima edizione del Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazione dei laureati: la pandemia sembra dunque aver condizionato solo in parte il futuro dei laureati italiani. Si registra una diminuzione del tasso di occupazione nel 2020 di 4.9 punti percentuali, per i laureati di primo livello, e di 3.6 punti per quelli di secondo livello. Le più colpite sembrano essere soprattutto le donne e le aree del centro-nord Italia. Ma fa ben sperare la situazione dei laureati a cinque anni dal titolo, per i quali gli effetti della pandemia paiono del tutto marginali. Il tasso di occupazione è calato solo dello 0.6 percento.

"La pandemia, com’era ben prevedibile – commenta Ivano Dionigi, presidente AlmaLaurea – ha segnato una cesura, interrompendo il trend positivo dell’occupazione che da alcuni anni si andava consolidando. Dal Rapporto, tuttavia, emerge altrettanto nettamente che le caratteristiche del lavoro svolto dai laureati sono state quelle meno intaccate dalla crisi pandemica. Il messaggio è chiaro: occorre diffondere e rafforzare la cultura della laurea, che più che mai negli anni futuri sarà determinante per maggiori chance di occupazione e migliori retribuzioni".

Il Rapporto 2021 ha coinvolto 76 Atenei, 291mila laureati nel 2020 e un totale di 655mila: è la fotografia della condizione dei laureati italiani in un anno accademico condizionato dal virus e dall’obbligo dello studio a distanza. Proprio la connessione da remoto e la Dad sono stati oggetto di un approfondimento. E se da un lato gli studenti che hanno sperimentato sia le lezioni da remoto che quelle in presenza hanno approvato la Dad pur preferendo la frequenza in aula (4 su 5 degli intervistati), come ha ricordato il rettore di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini, preoccupa invece l’approccio delle matricole 2020-2021 più propense alla didattica online. L’indagine evidenzia comunque trend positivi perché continua a ridursi l’età alla laurea (25,8 anni), migliora la regolarità negli studi – con il 58,4% dei laureati che conclude il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti (era il 39% nel 2010), anche grazie all’effetto della proroga concessa agli studenti per l’emergenza sanitaria – e crescono le prospettive future di studio e lavoro.

"Le donne si laureano più degli uomini, ma una volta entrate nel mondo del lavoro vengono pagate meno – aveva ricordato su Facebook Teresa Bellanova, senatrice di Italia Viva e viceministra alle Infrastrutture –: nei mesi di pandemia su di loro si è abbattuto il costo più alto in termini di occupazione. È la conferma di uno stato delle cose che oggi arriva dal rapporto AlmaLaurea: le donne rappresentano il 58,7% del totale dei laureati, con una percentuale che sale fino al 67,7% in ambito medico-sanitario e farmaceutico, ma a parità di condizioni gli uomini guadagnano di più rispetto alle colleghe (circa il 18%)".

Bellanova ha poi aggiunto: "Oggi, che abbiamo a disposizione una programmazione strategica straordinaria come quella del Pnrr, siamo nella condizione di cambiare radicalmente passo anche su questo. Le donne hanno bisogno di un nuovo welfare, di servizi. È necessaria una tastiera ampia, capace di tenere insieme l’organizzazione dei tempi e degli spazi nelle città, l’erogazione di servizi di qualità adeguati, l’infrastrutturazione fisica, il potenziamento delle reti di welfare, un catalogo delle politiche attive che consenta una presenza sul mercato del lavoro coerente con la formazione maturata e le competenze acquisite, misure e programmi mirati per sostenere il lavoro femminile, l’autonomia e la libertà delle donne nei luoghi di lavoro, una rete di servizi alla famiglia. Questa è la sfida. Io credo che sia possibile vincerla se vista come obiettivo di tutti e di tutte. Non per piantare bandierine e rivendicare primogeniture, ma per vincere una battaglia di civiltà , necessaria alle donne come agli uomini".