di Francesco Moroni Rettore, come presenterebbe l’ateneo ai futuri studenti? "La nostra università si colloca tra quelle medio-piccole: può sfruttare un fortissimo radicamento sul territorio, con un investimento notevole in termini di internazionalizzazione". Dino Mastrocola, rettore dell’Università di Teramo, non ha dubbi: sono due gli elementi che caratterizzano in maniera particolare il polo di studi abruzzese. Ci spieghi. "Innanzitutto, mi riferisco alla ‘Carta di Teramo’". In cosa consiste? "È un documento, sottoscritto nell’ambito del Forum del Gran Sasso, dall’allora presidente del Consiglio (Giuseppe Conte, ndr) e da alcuni rettori africani. Si tratta di un documento di promozione per la cooperazione e lo sviluppo rivolto al Mediterraneo e all’Africa in particolare". Poi, che altro? "Penso ai corsi di Laurea internazionali: due magistrali in lingua. E, da quest’anno accademico, abbiamo anche un doppio titolo nell’ambito di ‘Food science & technology’, un double degree con l’Università di Bangkok. Ma c’è anche un altro aspetto che rappresenta un unicum in Italia". Quale? "Un’operazione per dare vita a un corridoio umanitario e riuscire a iscrivere 43 studenti afgani. Abbiamo ricevuto anche il ministro durante l’accoglienza e il tutto, tra l’altro, è stato attivato proprio in concomitanza dell’invasione in Ucraina". Qual è stata la risposta del territorio di fronte al corridoio umanitario? "Sorprendente, incredibile. Una grande risposta: non è facile perché molti studenti non parlano neanche l’inglese. Una onlus con contatti in Afghanistan ci sta aiutando con l’ospitalità e alcune fondazioni bancarie hanno sostenuto i costi dell’operazione. Così come l’azienda per il diritto allo studio, il Rotary, la collaborazione costante con il ministero degli Esteri: insomma, il gioco di squadra è la nostra forza. Il percorso è durato più di otto mesi". Poi? "Siamo anche entrati in ‘Runipace’, la Rete delle università che promuovono la pace e la risoluzione di tutti i conflitti. Grazie a questo progetto abbiamo promosso, ad esempio, diverse iniziative rivolte alla guerra in Ucraina. E siamo tra i promotori della Marcia per la pace di Perugia". E per il territorio locale, quali strumenti avete adottato? "C’è il protocollo d’intesa ‘Teramo città universitaria’, rivolto alle aree interne. Ma non solo". Quali altri aspetti vorreste sottolineare? "L’impegno per la sostenibilità, che si traduce direttamente in alcuni titoli dei nostri corsi e dei vari indirizzi. Non è solo uno slogan, ma parte integrante dei percorsi formativi e di ricerca. Inoltre c’è un aspetto che può sembrare banale, ma va ribadito: siamo un ateneo a misura di studente". Questo cosa significa? "Gli iscritti sono sempre al centro della visione dell’università e in questa direzione abbiamo fatto ulteriori scelte. Per quanto riguarda l’inclusione, poi, da quest’anno abbiamo portato la ‘No tax area’ dai 22mila euro a livello nazionale a 24mila, con uno sforzo enorme". Come mai? "Lo abbiamo fatto riconoscendo la sofferenza delle singole famiglie, sia per gli strascichi della pandemia, sia per quanto riguarda i rincari dovuti alla guerra. Allo stesso tempo, a livello sperimentale, abbiamo proposto al ministero la partenza di percorsi paralleli per persone disabili: penso siamo stati i primi in tutto il Paese". Nello specifico, cosa sono? "Funziona come per le scuole superiori, dove c’è la possibilità di iscriversi per conseguire un attestato di frequenza. Gli studenti disabili che non hanno il diploma, ma un attestato di frequenza del quinto anno, possono iscriversi per conseguire un attestato anche per un corso di Laurea triennale. I corsi, ovviamente, per ora sono solo quattro: Scienze e cultura gastronomiche per la sostenibilità, Turismo sostenibile, Dams e Tutela e benessere animale. Sono i percorsi che abbiamo reputato più adatti".