
L’assessore Albarani: "Sarà un’estate lunga e diffusa, in cui ogni spazio verrà valorizzato". Ampio programma tra musica, sport e cultura
Il centro storico ‘colorato’ di bianco: sono partiti i ‘Mercoledì d’estate’ (promossi dall’associazione Carpi Lab) e in poche ore la città si è animata con musica dal vivo e distese all’aperto. È stato solo un piccolo assaggio dell’ampio programma che l’Amministrazione comunale ha preparato per l’estate carpigiana, per offrire eventi culturali, musicali, di intrattenimento, per tutte le età, dai più piccoli ai più grandi, dai giovani alle famiglie. Come spiega Giuliano Albarani, assessore alle Politiche culturali del comune di Carpi.
Assessore, si entra ufficialmente nell’estate. Cosa proponete ai carpigiani?
"Per giocare un po’ con le parole, sarà una stagione estiva ‘lunga’ e ‘diffusa’. ‘Lunga’, in quanto la CarpiEstate ha preso le mosse già dal mese di maggio, con la Carpiestate sportiva, di competenza dell’assessora Mariella Lugli, e con la prima edizione della festa del gioco Playtime, e arriverà a ottobre, quando si chiuderà idealmente un semestre di attività all’aperto e di intrattenimento anche molto raffinato con la Festa del racconto. Ma la Carpiestate è anche ‘diffusa’ nel senso che è stata rafforzata la sua estensione sul territorio, con il consolidamento della rassegna di eventi nelle frazioni, ‘Così lontano, così vicino’, voluta e seguita dall’assessora Paola Poletti, e la nuova versione del programma della Consulta Cultura, distribuito su tutta l’area urbana e non a caso denominato, a partire da quest’anno, ‘Tutti giù nei parchi’, al plurale"
C’è qualche ‘chicca’ in particolare?
"Ogni contenitore, dai festival come Concentrico e Coccobello (tra gli ospiti Marco Ligabue, ndr), alle rassegne della CarpInMusica (con Joan Thiele, Massimo Taddei, Joe Lovano & Marcin Wasilewski trio) ha i suoi momenti apicali. La nostra prima preoccupazione, però, è stata quella di creare un calendario ampio e diversificato, attento alle particolarità dei diversi pubblici. Se proprio devo citare un evento che, per la sua qualità artistica e anche per la sua natura inedita – sarà una prima nazionale - sta attirando molta attenzione, richiamo il concerto dello Stefano Bollani Quintet, il 9 luglio, in piazzale re Astolfo".
Un cartellone trasversale, per generi, per età...
"L’idea da cui partiamo è quella della cultura come componente essenziale del welfare, e ogni welfare che si rispetti deve essere attento alla differenza di bisogni e aspettative e preoccupato di non lasciare nessuno escluso. Per cui convengo sulla trasversalità, che per età, per interessi, o gusti, ma anche per articolazioni di calendario. Fra maggio e giugno, molte manifestazioni si sono rivolte soprattutto a un pubblico giovane e sperimentatore; nei mesi centrali dell’estate ci sono le rassegne di spettacolo, di musica, di cinema; poi settembre e ottobre, con il Carpi film festival, il Festival della filosofia, CarpInScienza e la Festa del racconto, vedono la prevalenza di un modello, quello del festival, fortemente intensivo e formativo. Mi preme sottolineare che questa complementarità di diversi contenitori non va intesa in senso statico, in quanto ognuno contiene attività che si rivolgono a pubblici diversi da quelli che potremmo immaginare seguendo gli stereotipi: penso ad esempio alle proposte estremamente innovative, sensoriali e di esperienza, che vengono fatte nelle Notti d’arte dei musei, o alla Dama della torre della Biblioteca ragazzi, che fanno giocare anche gli adulti".
E’ la sua seconda estate da assessore alla cultura: che rapporto hanno i cittadini con gli eventi proposti?
"Bisogna stare attenti alle generalizzazioni, perché Carpi non è mai stata anagraficamente e socio-culturalmente tanto eterogenea come negli anni che viviamo, in seguito a fenomeni positivi come l’ampliamento delle generazioni più mature, frutto dell’aumento della speranza e della qualità della vita, e la presenza di nuovi cittadini. Operare in un contesto come quello carpigiano significa confrontarsi con un’aspettativa di opportunità e servizi culturali molto elevata, il che comporta a volte anche rilievi, osservazioni, critiche, che sono una risorsa preziosa quando rispondono a logiche costruttive e non strumentali. Se guardo i numeri, ovvero la quantità di eventi e rassegne, e il tasso di riempimento e l’indice di gradimento per quello che facciamo, non posso nascondere una grande soddisfazione, che poi va condivisa e distribuita fra tutte le persone, a partire da chi lavora nel settore Cultura ed Eventi, che si adoperano quotidianamente per la riuscita degli appuntamenti del calendario".
Dal post pandemia, la piazza è diventata sempre più protagonista e vissuta. Come interpreta questo fenomeno?
"C’è sicuramente un effetto ‘rimbalzo’, pur a qualche anno di distanza dalla pandemia, per cui le persone cercano occasioni di condivisione in spazi aperti e pubblici. Dobbiamo però considerare che il sistema di piazze e di edifici del centro storico di Carpi è straordinariamente ricettivo ed evocativo. Da solo, ancor prima di essere animato da contenuti, ‘fa’ cultura, ‘è’ cultura. Noi cerchiamo di valorizzare tutti gli spazi, quelli più grandi e rinomati, e quelli più nascosti e interstiziali, sulla base del principio che ogni evento, manifestazione, attivazione, dal dj set alla performance di musica classica, ha una sorta di proprio luogo naturale, elettivo, in cui può svolgersi ottimamente".