
Up-Prendo, centro educativo, segue circa 160 tra bambini e ragazzi. (tra i 6 e i 19 anni)
Un aiuto concreto, competente e quotidiano per bambini e ragazzi con Disturbi specifici dell’apprendimento. È questa la missione di Up-Prendo, centro educativo nato a Carpi nel 2004, attualmente specializzato per accompagnare alunni delle scuole primarie e secondarie con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Il centro, che oggi segue circa 160 tra bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 19 anni, lavora ogni giorno con un’équipe di 16 operatori, educatori e psicologi con una formazione specifica sui Dsa. "È bene specificare – spiega Valentina Dazzi, coordinatrice di Up-Prendo – che i cosiddetti Disturbi specifici dell’apprendimento si manifestano in studenti con un regolare percorso scolastico e in assenza di problematiche neurologiche o sensoriali. Ci occupiamo dello studente a 360 gradi e, oltre alla parte didattica, lavoriamo tanto per migliorare l’autostima, la motivazione e far conoscere a ciascuno i propri punti di forza e abilità".
Dopo la diagnosi del Disturbo specifico dell’apprendimento, rilasciata da uno specialista, Up-Prendo interviene, sempre in dialogo con i docenti di riferimento degli alunni, attraverso un percorso personalizzato, basato sul metodo di studio e sull’uso consapevole degli strumenti compensativi previsti dalla certificazione.
"Vediamo gli alunni due volte a settimana – racconta Dazzi – in piccoli gruppi da tre ragazzi ciascuno. Lavoriamo per l’autonomia e per il benessere educativo e psicologico dello studente. I singoli gruppi sono organizzati per fasce scolastiche – primaria, medie e superiori – e mescolano livelli diversi di partenza, in modo da favorire l’apprendimento reciproco e il confronto tra pari". Accanto al lavoro con i ragazzi, Up-Prendo cura in modo particolare il dialogo con le famiglie e con le figure educative di riferimento.
"Essendo radicati da tanti anni sul territorio – sottolinea Dazzi – c’è una fortissima rete di collaborazioni con scuole, neuropsichiatria infantile, psicologi e famiglie. Noi operatori andiamo periodicamente a scuola per incontrare gli insegnanti e costruire con loro un percorso condiviso, con modalità e obiettivi comuni personalizzati per ogni studente".
Dopo essere stato per anni una Onlus, oggi Up-Prendo è un Ente del Terzo Settore (ETS). Da tempo, inoltre, il centro ha vinto un bando con l’Unione Terre d’Argine, grazie al quale parte dei costi è coperta da fondi pubblici. "Poter accedere a finanziamenti pubblici – prosegue la coordinatrice – è un privilegio che consente anche alle famiglie più fragili di accedere a un servizio di qualità, che nella normalità dei casi, sarebbe integralmente a carico dei familiari: pertanto, si tratta anche di un’ulteriore possibilità per contrastare la dispersione scolastica".
Oltre al lavoro didattico, resta centrale l’aspetto emotivo e relazionale, dal momento che il percorso, per molti ragazzi e per le loro famiglie, passa prima di tutto dall’accettazione della diagnosi, e dalla presa di consapevolezza che il disturbo non rappresenta né una diversità, né un limite.
"Purtroppo ancora oggi ci sono studenti che percepiscono la diagnosi come un fallimento – riflette Dazzi – quando in realtà non lo è. A tal proposito, gli esempi sono tanti. Una ragazzina, un giorno, mi ha detto: ’Vale, quando sono a scuola mi sento come una lumachina senza guscio. Poi però esco e mi sento forte’. Oppure un bambino delle elementari arrivava per fare i compiti con una maschera fatta in classe. Gli ho chiesto: ’Perché la metti?’. E lui: ’Perché così assomiglio al mio compagno, che è il più bravo della classe: così quando faccio i compiti non sono più io’".
"È in queste storie – conclude Dazzi – che emerge la vera natura del lavoro educativo. Se ti trovi costantemente in un ambiente dove ti chiedono di leggere, scrivere e svolgere esercizi che per te sono troppo difficili, finisci per identificarti con la tua diagnosi. Ma non deve essere così: le attività psicoeducative, che svolgiamo dopo quelle didattiche e ludiche, servono proprio a far emergere le potenzialità di ogni bambino e affrontare serenamente la vita scolastica".
Jacopo Gozzi