MARIA SILVIA CABRI
Vivere Sassuolo

Stefania Giavelli: campionessa italiana di tiro con l'arco nella divisione master

Stefania Giavelli, di Sassuolo, conquista l'oro ai Campionati Italiani Indoor Fitarco nella divisione arco nudo.

Stefania Giavelli, di Sassuolo, conquista l'oro ai Campionati Italiani Indoor Fitarco nella divisione arco nudo.

Stefania Giavelli, di Sassuolo, conquista l'oro ai Campionati Italiani Indoor Fitarco nella divisione arco nudo.

Paulo Coelho nel ‘Manuale del guerriero della luce’ scrive: "La freccia è l’intenzione che si proietta nello spazio. Una volta che è stata scoccata, non c’è più nulla che l’arciere possa fare, tranne osservarne la traiettoria in direzione del bersaglio". Una passione, un’aspettativa. Una attesa: la stessa che creano gli arcieri quando tendono la corda fino ai limiti del possibile, tenendo tutti, ma soprattutto loro stessi, con il fiato sospeso, dal momento dell’incocco allo scocco finale.

È questa emozione adrenalinica, sempre nuova e sempre diversa, che anima Stefania Giavelli, di Sassuolo, campionessa italiana di tiro con l’arco nella divisione master (over 50). Dalla recente edizione, la 52esima, dei Campionati Italiani Indoor Fitarco (Federazione Italiana Tiro con l’arco) che si è svolta per il secondo anno consecutivo alla Fiera di Pordenone e a cui hanno partecipato 1312 atleti provenienti da tutta Italia, in rappresentanza di tutte le classi e divisioni arcieristiche, Stefania è tornata a casa con la medaglia d’oro al collo.

Stefania, arciera: come è nata questa sua passione? "E’ relativamente recente ed è legata ad un luogo di vacanza a me molto caro: Baselga di Pinè (Trento). Ogni volta che andavo su, guardavo questo bellissimo campo per il tiro con l’arco. È uno sport che mi ha sempre colpita, attirata, e qualche volta, in passato, è anche capitato che io abbia provato a fare qualche tiro, ma senza particolare impegno e costanza. Poi nel 2020, per restare in tema, è ‘scoccata’ la freccia".

Cosa è successo nel 2020? "La vera e propria passione è scoppiata nell’agosto del 2020: ero su a Baselga e da qualche prova sporadica, sono passata ad andare a tirare con l’arco tutti i giorni. Così, colui che poi sarebbe diventato il mio coach mi ha consigliato di proseguire l’allenamento anche nei mesi invernali. A Sassuolo ho iniziato con una società iscritta alla Fitarco: il tiro con l’arco è una disciplina non molto conosciuta, ‘minore’, poco seguita a livello mediatico, ma praticata da tantissime persone molto più di quello che si pensa. Così mi sono iscritta a Sassuolo e l’anno successivo sono passata nella storica Compagnia Arcieri Altopiano di Pinè".

Dall’allenamento alle gare: quando è stata la prima? "A settembre 2021 ho fatto la prima gara: occorre farne varie per avere il punteggio necessario a qualificarsi a livello nazionale. Il tiro con l’arco contempla varie discipline: io ne pratico quattro. L’indoor, ossia al chiuso, con distanza a 18 metri, il tiro alla Targa all’aperto, outdoor, con distanza a 50 metri, il cosiddetto tiro di campagna e il 3D, in cui vengono utilizzate sagome di animali. Ne esiste una quinta, il Run Archery che consiste nell’alternanza di fasi di corsa e di tiro con l’arco con bersagli a 18 metri di distanza, ma che ancora non mi ha ‘appassionata’".

Qual è la sua specialità? "L’arco ‘nudo’, dove non ci sono il mirino né altri accessori tipo stabilizzatori. Tutta la concentrazione è focalizzata sulla tecnica: come impugnare l’arco, come andare in ancoraggio, come rilasciare. Per me rappresenta propriamente il ‘lavoro’ dell’arciere, è una questione di passione".

Cosa le piace dell’arco ‘nudo’? "Varie cose. Una di queste è il fatto che, a differenza di altre specialità, qui sulla linea di tiro ci si trova tutti nella stessa condizione, anche se di diversa età, e anche se con diverse abilità. Non c’è una distinzione tra atleti normodotati o atleti diversamente abili in carrozzina. Una inclusione che reputo particolarmente unica".

Che preparazione richiede? "Molte persone, sbagliando, reputano sia una disciplina soltanto di mira: cosa che non è vera, dato che ci sono anche atleti ipovedenti. Occorre concentrazione, coordinazione, equilibrio, adeguata e tecnica; inoltre bisogna essere costanti nel tiro, affinché la freccia vada esattamente nella direzione in cui tu vuoi. E poi ci vuole anche la forza muscolare: gli archi arrivano a pesare fino a cinque chili, occorre tenerlo con un braccio mentre con l’altra mano si tira la corda. Più il libraggio è alto, più la freccia parte diritta".

Come sono andati i recenti campionati nazionali a Pordenone? "Benissimo! Nella divisione arco ‘nudo’, ho conquistato l’oro e il titolo di campionessa italiana assoluta di squadra femminile, insieme alle mie compagne Barbara Feltre ed Eleonora Strobbe. La stessa formazione che lo scorso anno ci ha fatto vincere la medaglia d’argento. Vincere in squadra è bellissimo: io mi sono messa a piangere. Un grandissimo orgoglio per noi e, lo ammetto, per me: iniziare una disciplina dopo i 50 anni non è come farlo a 14, e poi da quest’anno sono anche consigliere comunale per Fratelli d’Italia. E’ una soddisfazione anche per la nostra Compagnia Arcieri Altopiano di Pinè, che così ha raggiunto quota 270 titoli, confermandosi una delle società arcieristiche più blasonate d’Italia".

Lei trasmette tutto il suo amore per questo sport… "Rimpiango di non averlo iniziato prima, ma importante è averlo fatto e vado avanti, sperando di vincere altre medaglie d’oro. È uno sport individuale, ma al tempo stesso c’è molta socialità: al di là delle competizioni a squadre, questo aspetto emerge anche negli allenamenti, si tira insieme, si vai insieme a raccogliere le frecce. Lo consiglio, a tutti: porta dei benefici anche a livello psicologico, sviluppa l’autocontrollo, la fiducia in se stessi e ripaga i sacrifici con molte soddisfazioni".