Morgan e il liscio: "Patrimonio dell’Unesco"

Il cantante: "È l’essenza ante litteram delle discoteche, va tutelato"

Morgan propone il liscio Patrimonio dell'umanità

Morgan propone il liscio Patrimonio dell'umanità

Bologna, 14 agosto 2022 - "Se oggi sono un musicista, lo devo al liscio. Ricordo quando, da piccolo, andavo alle Feste dell’Unità con i miei genitori e vedevo artisti spaziare dalla mazurca ai Duran Duran. Il mio sogno era salire sul palco con loro". Morgan non ha dubbi: "Il liscio merita di diventare Patrimonio mondiale dell’umanità". Una proposta lanciata in vista della partecipazione del cantante a ‘Cara Forlì’ a inizio settembre – rilanciata anche da Renzo Arbore –, ma che affonda le proprie radici nell’esperienza personale e professionale dell’artista.

Un modo per valorizzare ancora di più un genere che ha fatto la storia?

"La storia, sì, ma anche il presente. Qualunque espressione musicale è Patrimonio dell’umanità: la canzone d’autore italiana ne è un esempio. I cantautori hanno tantissime connessioni con il liscio: penso a ‘Senza fine’ di Gino Paoli, che è un valzer lento, o a ‘Storia d’amore’ di Celentano, un tango. E ancora ‘Ritornerai’ di Bruno Lauzi, una danza milonga. Il cantautorato ha attinto dalle sonorità del liscio e, se è a sua volta patrimonio dell’umanità, non vedo come possa non esserlo il liscio".

Ma, per lei, il liscio cos’è?

"Una musica che ha una sua funzionalità: il ballo. È l’essenza ante litteram delle discoteche, o della techno. È la versione popolarizzata del famoso valzer, da cui nasce, con la componente del tango: tiene insieme la cultura latina e quella occidentale. La musica da danza, prima della nascita del liscio stesso, aveva anche nell’epoca barocca una stretta connessione con la tradizione dei popoli. Penso alle Suite di Bach: quando ha codificato i balli nazionali, ha attinto al repertorio popolare antico e lo ha trasformato in musica raffinatissima, da camera. Ecco, i Casadei sono dei piccoli Bach..."

Con una natura che si tramanda di padre in figlio, quindi.

"Ancora oggi i discendenti di Bach sono musicisti, è lo stesso per i Casadei: un’aristocrazia musicale che si trasmette di generazione in generazione, come il sangue. In più i musicisti del liscio sono curiosi, amano spaziare, sono un po’ senza patria e senza casa. E così il liscio diventa un contenitore dentro quale c’è tantissima abilità musicale, ma non solo".

Cos’altro racchiude?

"Princìpi e valori sani. È un modello. In fondo le band rock litigano e si lasciano di continuo, mentre le orchestre romagnole durano una vita... E allora il liscio va difeso, va protetto".