Cesena, 29 aprile 2012 - LA PALLAVOLO femminile occupa in questi giorni le cronache sportive, soprattutto per un record conquistato dalla squadra di Busto Arsizio, la Yamamay, che, col raggiungimento del primo scudetto, porta così a tre i prestigiosi risultati di un anno fortunato, valso alla società anche la Coppa Italia e la Coppa Cev (la coppa europea). Un entusiasmante 'triplete'. Tra le 'farfalle' varesine c'è una protagonista di casa nostra: Giulia Leonardi, 24 anni, cesenate, che gioca nel ruolo di libero, giudicata la miglior ricevitrice italiana. E come non notarla, non solo perché unica in giallo in una squadra di rosse (come vuole la regola della pallavolo rispetto al ruolo del libero) ma perché obiettivamente molto carina: un filo di trucco civettuolo anche in campo, capelli mesciati, vocetta delicata, ma grinta da vendere.

GIULIA, ci racconta impressioni e sentimenti? E' gioia pura o c'è anche rammarico per la mancata convocazione in nazionale che ha scatenato su Facebook un movimento in suo favore?

«Ancora non riesco a rendermi conto di quello che abbiamo fatto, è un'emozione fortissima, un sogno che diventa realtà. Siamo un gruppo davvero speciale, giovane e con tantissima voglia di imparare e di farci vedere e sicuramente questo è stato il segreto del nostro successo. Ce lo siamo davvero meritato. E poi tutta questa attenzione verso di me: se penso che fino tre anni fa non giocavo nemmeno titolare e ora mi ritrovo a vincere uno scudetto, una coppa Italia e due coppe Cev, mi vengono gli occhi lucidi. E poi le foto, gli articoli di giornale... Mi sento davvero tanto fortunata. Per quanto riguarda la nazionale sicuramente un po' di dispiacere c'è, anche perché con Barbolini non ho mai litigato, magari non gli piaccio come libero. Me ne sono fatta una ragione. Vorrà dire che lavorerò di più per migliorare».

Ora si gode qualche giorno a casa. Nelle sue interviste asserisce di attribuire grande valore alla famiglia. Com'è composta la sua e quanto le pesa la lontananza?

«Due anni fa il mio papà, che era medico, è venuto a mancare e ancora non riesco ad accettarlo, ma sono sicura di avere un angelo in più in cielo che mi protegge. Giuro che quando sono in campo gli parlo, gli chiedo la forza e il coraggio di affrontare tutta la partita, sono sicura che lui sarebbe orgoglioso di me perché era un mio grande tifoso e anche quando stava male voleva che andassi ad allenarmi invece di stargli accanto. C'è la mia mamma, insegnante di matematica allo Scientifico, che è la mia vita e mi è sempre stata vicina. Quest'anno in particolare, sapeva che per me non sarebbe stato facile allontanarmi da casa, che forse ero psicologicamente un po' più vulnerabile, ma è venuta a Busto Arsizio ogni settimana, rinunciando a tutti i suoi impegni, non facendomi mai sentire sola. E' davvero una mamma speciale. Mio fratello maggiore è laureato in Medicina e ho una sorella minore, Silvia. Purtroppo, quest'inverno non li ho visti tanto, ma so che mi vogliono un mondo di bene e io ne voglio altrettanto a loro. Siamo comunque molto uniti e facciamo di tutto per vederci. Poi ho le mie zie Antonella e Brunella che mi seguono sempre e che mi fanno ridere perché si vantano con tutti di me e sono fantastiche. Soprattutto c'è mia nonna, che guarda tutte le partite senza capire le regole, ma mi dice sempre che è lo stesso se non prendo alcuni palloni difficili perché l'importante è che non mi faccia male...».

C'è in luogo di Cesena che le è particolarmente caro e che pensa quando è lontana?

«E' l'Abbazia del Monte, dove i miei genitori si sono sposati e dove mi piace andare spesso. Quando ero più piccolina mia mamma mi ci portava ad accendere una candelina e questa cosa mi è rimasta dentro. Mi piace anche solo stare lì fuori sulle panchine e guardare Cesena dall'alto».

Lei studia Giurisprudenza. Come si immagina in futuro?

«Mi vedo un avvocato, sposata con due o tre figli, ma ancora per qualche anno voglio giocare, perché quello che mi dà la pallavolo è qualcosa di irrinunciabile per ora. Quando entro in campo riesco a non pensare a niente della vita fuori ed è una cosa bellissima. Lo sport per me è fondamentale e ho scelto la pallavolo soprattutto per non stare mai sola. Grazie alla pallavolo ho imparato a convivere con altre persone, ho imparato a perdere (cosa che da piccola non accettavo), ho avuto tante delusioni ma anche tantissime gioie. Lo sport ti fa crescere tanto sotto tutti i punti di vista e quando avrò dei figli sicuramente faranno uno sport di squadra: mi piace che tutti debbano lottare per uno stesso obiettivo».

La parola tempo libero ha un senso nel suo vocabolario così pieno di impegni?

«Noi di tempo libero ne abbiamo davvero poco, ci alleniamo tutti i giorni due volte al giorno e il week end giochiamo, abbiamo libero il lunedì di solito, ma se si fanno gli incontri di Coppa, ci si allena anche il lunedì. Anche se lavoriamo molto in palestra non ci lamentiamo, perché ci riteniamo fortunate nel fare quello che ci piace. Comunque, i pochi giorni liberi, noi della squadra stavamo ugualmente tutte assieme e andavamo o fare shopping o a prendere un aperitivo, e molte sere al cinema. Io sono fidanzata da 6 anni e e è stato duro sacrificare anche il tempo da passare assieme al mio fidanzato, ma in qualche modo siamo sempre riusciti a vederci e adesso abbiamo tutta l'estate per recuperare».

Oltre alle sue doti sportive lei è stata elogiata per la sua avvenenza. Lo sponsor della sua squadra produce intimo e costumi e ha per testimonial la Pellegrini. Le piacerebbe essere modella al posto suo?

«Della Yamamay penso che sia un sponsor proprio adatto a donne giovani, non necessariamente atlete, ma certamente sane, che hanno cura della loro immagine e del loro corpo, in maniera corretta, grazie all'attività fisica. La Pellegrini per me è davvero una grandissima atleta, un esempio per molti sportivi e quindi sono felice che ci sia lei e non le solite modelle magrissime. Io non ci ho mai pensato, ma credo che ancora ne ho di strada per fare la testimonial di qualcosa».

di Raffaella Candoli