Ferrara, 2 agosto 2021 - "Prima ancora della finale, scherzando al telefono, gli ho detto che mi deve una coronarografia. Figurarsi adesso!". Marcello Magnani, manager del neo campione olimpico dei 100 metri Marcell Jacobs, ride e piange al telefono. Dall’Egeo, dove ("forzatamente in vacanza", scherza) sta seguendo le imprese dei ’suoi’ atleti.
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Marcello, come è nato il sodalizio con Jacobs? "Ci conosciamo da tanti anni, frequentando le piste di atletica. Ma è stato nel 2019 che proprio lui, assieme al suo allenatore Piero Camossi, mi hanno cercato chiedendomi di costruire un team che lo accompagnasse in questo lunghissimo e ora bellissimo viaggio verso Tokyo. ’Fai tu, ci fidiamo’, mi hanno detto: è stata una grande responsabilità, ripagata ora nel modo migliore". Un viaggio durato, si può, dire, 9 secondi e 80 centesimi, il tempo in cui il suo quasi omonimo è arrivato al traguardo. "Sono stati in realtà due anni straordinari, non solo dal punto di vista sportivo ma innanzitutto sotto il profilo umano. Perché Marcell è un ragazzo adorabile, una persona di straordinaria gentilezza. Il suo look da ’rapper’ non deve ingannare. Pensa che quando, al telefono, gli ho detto che mi stava facendo venire il crepacuore, si è quasi scusato. ’Hai ragione’, mi ha detto ridendo". Sui social sono tante le foto che vi ritraggono in giro per i meeting di mezza Europa. Avevi la sensazione che potesse arrivare questo risultato epico? "Ero consapevole della sua forza e del suo eccellente stato di forma, poi per come aveva corso il primo turno ho visto che poteva uscire qualcosa di buono. Ma alla fine Marcell ha fatto una bellissima sorpresa a tutti noi". Un peccato non poter essere al suo fianco, e a bordo pista. "Era tutto pronto, avevo anche trovato un appartamento a Tokyo, ma le restrizioni Covid hanno reso impossibile questa trasferta, ed è la prima volta che mi accade dal 2004 ad oggi. A maggior ragione il disappunto è grande, perché le urla con cui ho sconvolto gli dei dell’Olimpo (Magnani ride, ndr ), là avrebbero scosso il monte Fuji". Possiamo dire, dunque, che in questa medaglia c’è un bel pezzo di Ferrara. "Non è mio costume farmi vanto, perché in pista, ad allenarsi e a competere, vanno i ragazzi che seguo con la mia società, ma in questo caso con Marcell si è creato un rapporto anche di amicizia talmente forte da andare oltre l’aspetto squisitamente sportivo e manageriale. Ci sentiamo al telefono almeno una volta al giorno, e molto spesso non parliamo nemmeno di atletica. Lui non ha mai giocato a fare il fenomeno e non lo farà ora, è una persona di una semplicità che ti smarca". Qualche curiosità? "Forse la cosa più buffa, tra quelle che ci legano, è che quando arriviamo nei meeting all’estero devo fargli da interprete perché lui, Lamont Marcell Jacobs nato a El Paso, non parla che poche parole di inglese". Le farà dunque indossare quella benedetta medaglia d’oro, fosse solo per una foto... "Ci conto, così come conto di fargli conoscere anche Ferrara; forse è un po’ troppo veloce per correre sulle Mura, ma un giro al campo scuola e un piatto di cappellacci si può fare". Tra l’altro, oltre a Jacobs, la sua Mg Sport rappresenta altri atleti italiani attesi ora dalla finale olimpica, come Alessandro Sibilio nei 400 metri ostacoli e Nadia Batocletti che proprio oggi disputerà i 5mila metri. "Dici che devo prepararmi a morire ancora di crepacuore? Già adesso con l’impresa di Marcell più che da vacanza sono da terapia di riabilitazione, altre due emozioni così e non saprei come riprendermi". In realtà, confessa, la gioia supera ogni cosa. "Sì, perché quando l’ho visto tagliare il traguardo ho pensato alle migliaia di chilometri fatti per i raduni, gli allenamenti, le sessioni tecniche, le gare all’estero, le tante chiacchiere e le mille risate. E mai avrei pensato di indossare idealmente anche io questa medaglia a cinque cerchi".