Vasco Rossi a Modena, "Io, un provocatore ma sempre ironico"

Il rocker di Zocca e il concertone per 220mila del 1° luglio

Vasco Rossi nel backstage del concertone di Modena (Foto Fiocchi)

Vasco Rossi nel backstage del concertone di Modena (Foto Fiocchi)

Modena, 29 giugno 2017 - Cuffia. Vasco fa le prove in cuffia dietro un separè, come una bella donna che si nega ai fotografi appostati ai confini di Modena Park, al centro di un palco dalla tecnologica possente ossatura. È il lavoro fatto nella discoteca pugliese declinato sull’impianto dell’evento di sabato, per un popolo di 220mila fan. Di fianco c’è la caserma del reggimento di artiglieria pesante campale dove ho fatto il militare, la ragione per cui ho incontrato nel 1975 Vasco a Punto Radio. 

Rewind. Uffici di Bologna, marzo aprile, durante i lunghi incontri per il libro La mia favola rock, la storia del giovane Vasco in edicola con il Qn (libreria e Amazon). Dov’è Vasco? Nello studio dove Guido Elmi sta montando la scaletta, le idee di arrangiamento. Queste sono le battute a lato del racconto, quelle legate al rapporto fra la memoria e il presente.

VASCO ROSSI MODENA PARK - LO SPECIALE

Tutto sotto controllo? «Ci stiamo lavorando da mesi, ci saranno una quarantina di canzoni. Tutte le più importanti, qualche sorpresa e ripresa».

Come sta cambiando l’idea del concerto per i tuoi 40 anni di musica? «Ti ricordano una data, va bene facciamo il concerto. Dove? Modena Park, lo dice anche una canzone. Quanti ci devono venire? Boh, tanti, tantissimi, vorrei tutti. Ma non dipende da me. E con lo scandalo del secondary ticketing? Cambiamo tutto, andiamo da chi ci può garantire la tracciabilità dei biglietti. Pensavo di arrivare subito a 220mila: no...E quando è successo mi sono preoccupato degli altri, e ho chiesto che lo potessero vedere più persone possibile (infatti dai 200 cinema alla diretta con Bonolis di Raiuno, ndr)».

Perché non hai portato sul palco la storia delle tue band? «Ti ho raccontato dei primi concerti, del coinvolgimento di Maurizio Solieri e Massimo Riva, il loro contributo di energia e idee, ma poi hanno scelto di andare per conto loro. E allora ti dico che la mia unica band è questa, quella che salirà sul palco. Ci saranno solo poche briciole, ma importanti, del passato».

Ho appena visto scendere in studio Andrea Braido. «È segretissimo (ride). Ci saranno solo lui e Maurizio Solieri in una sfida di chitarre anni Novanta (si sente la chitarra di Braido che prova veloce con Guido Elmi)».

Poi al concerto si sono aggiunti i libri e hai dovuto ripassare la tua vita. «Mi sono ricordato cose che avevo completamente rimosso. Ogni volta che ritorno su un argomento riemerge un dettaglio».

Infatti con me ti sei dimenticato di Guccini... «La prima intervista a Punto Radio e a un mio idolo (credo a casa sua a Bologna, ndr). Mi sono divertito moltissimo a raccontare i miei primi trent’anni, i fan scopriranno che sono successe un sacco di cose. Non avevo mai parlato del mio rapporto con la chitarra e del fatto che avrei voluto essere il chitarrista della band. Si erano tutti dimenticati che i primi quattro dischi sono stati scritti, parole e musica, tutti da me. Ho messo, grazie ai libri, tutte le cose al loro posto. E così rimarrano, anche dopo Modena Park».

Guardando clippini e video, si riconosce la versione di Vasco. «In effetti parlo come un libro stampato (ride sempre). Sono usciti molti libri di fan, testimonianze di chi ha avuto a che fare con me. Volevo invece che questo evento diventasse l’occasione per pubblicare la mia versione, definitiva, delle cose. Decidendo anche cosa non dire, per rispetto a persone che hanno una loro vita o mi capita ancora di incontrare. Sto parlando del privato, sulla musica c’è tutto». 

Secondo me, un flash di questi ricordi arriva anche in concerto. «Gaetano Curreri che suona in studio Anima fragile. Siamo io e lui, io faccio cenno a Maurizio Biancani di far partire il nastro, Gaetano non se ne accorge, la voce entra nel microfono del pianoforte. Buona la prima. Lo rifaremo sul palco di Modena Park».

Il puntino sulla i? «Ironia. Non sopportavo che non capissero, a Sanremo e sul palco che le mie provocazioni erano sempre fatte con ironia».

Roberto De Luca gira in bici nel backstage perché non si poteva e voleva cambiare la squadra di professionisti per questa sfida: nuova società, Best Union, booking a Vivaticket, ma produzione alla squadra di sempre. Stef Burns, gira con la sua chitarra Kramer vintage, tatuata del passato («questa è della mia ex moglie...»). Ma Vasco è diversamente rock? Il chitarrista americano che ha cambiato il sound della band, annuisce. E rivela: «La Kramer è un omaggio a Van Halen, il rock di Vasco mi ricorda gli Who più che gli Sones». Let it Rock.

L'app ufficiale di Modena Park

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