Modena Park, tessere-souvenir dal mosaico del mega-palco

La struttura del concerto di Vasco Rossi verrà smontata, ma una parte dello sfondo potrà essere 'salvata'

Claudio Santucci, architetto e socio dello Studio milanese Giò Forma

Claudio Santucci, architetto e socio dello Studio milanese Giò Forma

Modena, 5 luglio 2017 - «Che fine farà il mega-palco di Vasco? Si tratta principalmente di materiale noleggiato che tornerà ai proprietari originari, tranne il mosaico creato ad hoc per lo sfondo, che quasi sicuramente verrà ‘spartito’ come ricordo tra l’artista, i progettisti e chi ha contribuito all’evento».

MODENA PARK: LO SPECIALE

A rivelare il destino dell’ ‘astronave’ creata per il concerto-kolossal del Kom è Claudio Santucci, architetto e socio dello Studio milanese Giò Forma, che insieme alla sua squadra ha ideato la struttura con la supervisione del rocker in persona. Lungo 150 metri e alto come una palazzina di otto piani, il mega-palco è il ‘trono’ da cui il Kom ha regalato una performance da brividi per gli oltre 220mila accorsi a celebrare i suoi primi 40 anni di carriera. Una festa grandiosa, che per alcuni fortunati si tradurrà in un souvenir speciale dal valore inestimabile.

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«Il muro ideato per la scenografia ricordava in maniera latente e stilizzata una serie di container che visti nel loro complesso, per gli occhi più attenti, altro non erano che immagini di Vasco nel corso della sua lunghissima carriera. Ecco – prosegue Santucci – il mio desiderio sarebbe di salvare questa parte di sfondo studiato appositamente per il Modena Park e conservarla».

Ma a chi andranno i vari pezzi del mosaico dedicato all’epopea del Blasco? «Ancora non lo sappiamo, ne parleremo appena possibile con gli organizzatori, ma presumibilmente li vorrà Vasco insieme ai responsabili di questo progetto grandioso, compresi noi. Personalmente – aggiunge il socio di Giò Forma – vorrei farne un quadro da appendere nel mio ufficio. E’ stata un’esperienza grandiosa».

Alla vigilia del mega-show dei record proprio Santucci aveva raccontato la genesi dell’imponente palco. «Sono 20 anni che lavoriamo per lui, dal primo mitico concerto di Imola: in un certo senso – spiegava Santucci – possiamo dire di essere cresciuti insieme verso il futuro rimanendo però in fondo sempre gli stessi».

Giò Forma – aggiungeva sempre l’architetto – è composto da una squadra di 16 persone ed è difficile stabilire quanti abbiano lavorato al progetto: anche se direttamente magari siamo stati in 4 o 5, le idee girano e sono un patrimonio culturale che appartiene a tutto lo studio. È in questo contento che è stato pensato».

La struttura faraonica – in fase avanzata di smontamento al parco Enzo Ferrari – era formata, tra le varie cose, da oltre 1500 metri quadri di schermi e 29 torri di ritardo del suono. Una potenza di uscita tale da consentire l’ascolto in ogni punto dell’area, uguale da 5 metri come da 300.

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Santucci è fan di Vasco sin da quando era «bambino. E mentre frequentavo architettura sognavo di unire le mie due passioni: realizzare un palco per l’artista numero uno. Abbiamo creato il palco con la sua musica a ispirarci. E proprio i versi di Sally, della vita che è un equilibrio sopra la follia ci ha spinto fino a qua. A realizzare un’opera tra realtà e immaginazione, il segreto stesso del successo di Vasco...».

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