Treviso, 4 agosto 2022 - Marta correva in un viottolo di Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, quando il 22 marzo dell'anno scorso venne aggredita e ridotta in fin di vita da un minorenne, che la colpì con 23 coltellate. Il giovane, 15 anni, è già libero e si trova a Londra con la madre, che oltremanica lavora come cuoca. Completamente libero. Un allontanamento legale, innescato da un pasticcio giudiziario.
Nonostante la condanna a sei anni e otto mesi per tentato omicidio (poi scesi a cinque anni in appello) e la confessione di aver scelto la vittima "a caso", una serie di circostanze gli avrebbero permesso di allontanarsi dall'Italia. Il minorenne qualche giorno fa è stato scarcerato a Napoli per scadenza il 21 luglio dei termini per la custodia cautelare.
Segni indelebili
Nella giovane quell'incontro "assolutamente casuale", come confermato dallo stesso aggressore, ha lasciato segni indelebili: ha subito danni gravissimi agli organi interni e solo grazie a diverse operazioni è riuscita a sopravvivere. E l'ultima ferita le è stata inferta in questi giorni, per il pasticcio burocratico-amministrativo dal quale sarà difficile uscire.
La ministra Cartabia invia gli ispettori
Il ministero della Giustizia vuole capire cosa sia accaduto e la Ministra, Marta Cartabia, ha inviato gli ispettori al fine di approfondire la vicenda e svolgere "i necessari accertamenti preliminari, formulando all'esito valutazioni e proposte".
La condanna in primo grado e in appello
Il quindicenne, dopo una perizia psichiatrica che ne aveva confermato la capacità di intendere e volere, era stato condannato in primo grado dal Tribunale dei minori a sei anni e otto mesi di reclusione. In aula è stato ricostruito che era uscito di casa con l'intento di compiere una rapina per comprarsi della droga e Marta è stata la vittima inconsapevole del suo bisogno di trovare rapidamente del denaro. In secondo grado, nell'aprile dello scorso anno, la Corte d'appello di Venezia aveva ridotto la pena a cinque anni di reclusione per tentato omicidio e tentata rapina, confermando la prescrizione di sicurezza di due anni da scontare successivamente alla pena detentiva, alla luce della sua pericolosità sociale.
La scarcerazione il 21 luglio
Il 21 luglio scorso, in attesa del terzo grado di giudizio, il ragazzino è stato scarcerato a Napoli per scadenza dei termini per la custodia cautelare in prigione. Avrebbe dovuto essere immediatamente portato in una comunità lontana da Treviso ma qualcosa non ha funzionato. Nessuno al momento di uscire di cella gli ha notificato nulla. Il provvedimento in realtà sarebbe stato emesso il 19 luglio, concedendo però tempo sino al 20 settembre per comunicarlo al diretto interessato. Ma nel frattempo quest'ultimo si era già allontanato dall'Italia, dopo aver trascorso qualche giorno a casa. Il legale del ragazzino, Matteo Scussat, pur "non confermando e non smentendo quanto accaduto" fa capire, tra le righe che c'erano tutti gli strumenti per rendere immediatamente efficace il dispositivo appena il 15enne è uscito di prigione. Tanto più che lo stesso difensore da più di un anno chiedeva di sapere in quale comunità l'adolescente sarebbe stato collocato.
Una ferita riaperta
Una vicenda che riapre la ferita dei familiari di Marta e lascia sconcertato il suo avvocato, Alberto Barbaro. "A pesare è soprattutto la frustrazione per quella che viene vissuta - sottolinea - come l'ennesima ingiustizia. Lo Stato - si chiede - riuscirà a riportare in Italia l'aggressore affinchè sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo?".
Un errore di date
Il pm ha chiesto e ottenuto che il giudice per i minorenni, pur facendolo uscire di cella, ne disponesse l'immediato traferimento in una comunità. Ma perchè abbia valore e sia eseguito, un ordine va comunicato in anticipo al suo destinatario. E qui, secondo quanto ricostruito dal legale di Marta, Alberto Barbaro, sarebbe accaduto il disguido. Il provvedimento non sarebbe stato notificato al ragazzino perchè sarebbe stata erroneamente indicata la data del 20 settembre, anzichè il 20 luglio, come termine ultimo per la comunicazione. Del minorenne si è persa ogni traccia: voci insistenti lo danno a Londra con la madre che lì lavora come cuoca. Il suo allontanamento è legale perché i termini di custodia sono scaduti e manca un ordine del giudice.