Beatificazione Papa Luciani, l'orgoglio del Veneto. Zaia: "È stata una grande commozione"

Un centinaio di fedeli veneti hanno partecipato alla cerimonia di beatificazione, insieme a Luca Zaia, il ministro D'Incà e la nipote del Beato, Lina Petri. I simboli veneti usati per il reliquiario: la pietra di Canale d'Agordo e il legno di un noce abbattuto dalla tempesta Vaia

Venezia, 4 settembre 2022 – “Il sorriso di Papa Luciani è riapparso dalla loggia di San Pietro, donando la stessa emozione del suo breve pontificato: è stato un momento di grande commozione”. A raccontare tutta l’emozione della cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo I è il governatore Luca Zaia, presente questa mattina a Roma insieme al ministro bellunese Federico D'Incà.

A ritrarre il volto sorridente di Papa Luciani un arazzo dell'artista cinese Yan Zhang: l’opera è rimasta coperta fino alle parole con cui Papa Francesco ha proclamato in latino il titolo di Beato il Servo di Dio”, poi il drappo è caduto e sulla facciata di San Pietro è apparso il volto sereno di Luciani, il “Papa del Sorriso” rimasto in carica soltanto 33 giorni.

È grande l’emozione in Veneto per la beatificazione del “loro” pontefice, l’ultimo italiano del ‘900 seduto sullo scranno più alto di San Pietro. Un centinaio di fedeli sono partiti dal Bellunese per assistere alla cerimonia, che si è tenuta questa mattina alla basilica di San Pietro, seguendo commossi la messa sotto una pioggia battente. A officiare la funzione, al fianco di Papa Bergolio, c’erano anche il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, i vescovi della diocesi di Belluno-Feltre, Renato Marangoni, e di quella di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo.

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I fedeli veneti alla cerimonia di beatificazione. Nel riquadro: Papa Luciani
I fedeli veneti alla cerimonia di beatificazione. Nel riquadro: Papa Luciani
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La reliquia: i simboli veneti

Subito dopo la proclamazione del nuovo Beato, è stata portata sull'altare la reliquia di Giovanni Paolo I: uno scritto autografo, un appunto su foglio bianco risalente al 1956. Si tratta di uno schema per una riflessione spirituale sulle tre virtù teologali – fede, speranza e carità – che richiama il Magistero delle udienze generali del 13, 20 e 27 settembre 1978.

Proveniente dall'Archivio Privato Albino Luciani, patrimonio della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, il reliquiario è un’opera ideata e realizzata dallo scultore Franco Murer. È costituito da un basamento in pietra proveniente da Canale d'Agordo, nel Bellunese, paese natale di Giovanni Paolo I. La pietra è sormontata da una croce intagliata su legno di un noce abbattuto dalla tempesta Vaia nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 2018.

La reliquia mette in risalto lo scritto autografo incastonato nel simbolo cristiano per eccellenza, la croce di Cristo. A portare la reliquia all'altare, consegnandola a Bergoglio, è stata la nipote di Papa Giovanni Paolo I, Lina Petri.

Veneto, il ricordo dei fedeli

Giovanni Paolo II, al secolo Albino Lucaini, ordinato diacono nel ‘35, iniziò la vita spirituale nel Bellunese come “umile prete agordino”, per poi diventare prima vescovo della diocesi travigiana di Vittorio Veneto e Patriarca di Venezia. Sono in tanti i veneti devoti a quell’uomo buono e sorridente, ricordato per la sua semplicità: per la prima volta nella storia, infatti, il Papa non fu incoronato, per suo volere. Nel primo discorso da Papa, parlò dell’amore e dei bambini – “Date una carezza ai vostri bambini” – e si schierò dalla parte dei poveri del Sud del mondo, degli operai e dei giovani. Papa Wojtyla scelse il nome di Giovanni Paolo proprio in suo onore.

Canale d'Agordo, campane a festa

È un giorno di festa per Canale d’Agordo, il paese bellunese che nel 1912 diede i natali a Luciani. Gli abitanti hanno seguito la cerimonia sul maxi schermo montato nella piazza centrale dedicata al Papa, mentre il Museo con le sue reliquie è rimarrà aperto per tutto il giorno.

“Per noi è una giornata di grande festa – dice Claudia, segretaria del museo – in piazza c'è chi, soprattutto tra gli anziani, si è voluto accomodare davanti al maxischermo ben più di un'ora prima”. Tra i più emozionati, c'è il signor Dante, quasi novantenne, molto legato al “Papa del sorriso” negli anni dell'infanzia. Sono suoi, tra l'altro, molti dei reperti che raccontano la storia di Giovanni Paolo I e dei suoi 33 giorni sul soglio di Pietro, custoditi nel museo come donazione. Alle finestre che si affacciano sulla piazza sono state appese da tutti i cittadini le bandiere del Vaticano.

Il miracolo della guarigione 

La festa del nuovo beato sarà il 26 agosto, giorno dell'elezione, nel 1978, di papa Giovanni Paolo I. Ci sono voluti 22 anni per assistere alla beatificazione di Luciani, la prima istanza partì nel 2003 da Belluno alla volta del Vaticano.

Fu decisivo il miracolo di Candela Giarda, una ragazzina 11enne salvata da un male incurabile nel 2011 a Buenos Aires. “La giovane – scrive il Vaticano – soffriva di una grave encefalopatia infiammatoria acuta, stato di male epilettico refrattario maligno, shock settico". La giovane guarì dopo che padre José Dabusti, parroco della chiesa accanto all'ospedale dove Candela veniva assistita, suggerì di invocare Giovanni Paolo I. All'epoca Candela aveva 11 anni, oggi ne ha 22 e anche lei è oggi presente alla messa a San Pietro.

Zaia: “Lo ricordo quando ero ragazzino”

Il governatore del Veneto ha presenziato alla cerimonia a Roma, insieme ai numerosissimi pellegrini giunti da tutto il Veneto e a diversi amministratori locali. “Si è sentito vivo l’affetto dei veneti per un figlio della loro terra – racconta Zaia – ed è stato molto significativo vivere il momento in cui veniva affidato alla gloria degli altari tra quel popolo a cui Luciani è rimasto sempre legato, anche nei 33 giorni che da Papa è stato fisicamente lontano dal Veneto, ma non certamente con il cuore, come ricordano ancora gli anziani sacerdoti e altri personaggi che con lui erano in contatto”. E ancora: "Oggi possiamo dire di avere avuto la conferma che la nostra gente ha ricambiato questo sentimento e, dopo oltre quarant’anni, non lo ha dimenticato”.

“Ricordo ancora – conclude il governatore - quando ero ragazzino, nel 1978, e i nostri paesi festeggiarono l’elezione a Papa di un volto conosciuto, quasi familiare per essere stato negli anni precedenti il vescovo della diocesi. Nessuno avrebbe immaginato la breve durata del suo papato. Oggi, insieme a tutti i veneti, ho rivissuto il clima di festa di quei giorni sentendo ancora più forte l’orgoglio, come presidente della Regione, di aver assistito alla beatificazione di un Papa a cui la nostra terra deve molto come modello di una vita interamente dedicata alla comunità fino a livelli universali ma anche come testimone della nostra storia e dei nostri valori”.