Bollettino Covid Veneto, i dati di oggi 1 luglio. Sfiorati gli 8mila casi, 5 i morti

A fronte di un lieve calo dei nuovi casi, 7.95, aumentano le persone in isolamento che arrivano a quota 75.096. In crescita i ricoveri: 678 in area medica, 31 in terapia intensiva

Venezia, 1 luglio 2022 – Rimangono alti i contagi nel Veneto, dove nelle ultime 24 ore è stato registrato un nuovo incremento di attuali positivi. Salgono a 75.096 i veneti in isolamento (+2.902 rispetto a ieri), a fare da traino alla risalita della curva c’è la provincia di Padova, ormai vicina a sfiorare i 14mila contagi. Gli altri due territorio sotto i riflettori sono il Trevigiano e l’area metropolitana di Venezia, entrambi sopra quota 12mila

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Il Veneto oggi è la seconda regione per numero l’incidenza dei contagi sulla popolazione, con 927,3 per centomila ogni 100mila abitanti. Al primo posto il Lazio, con quasi un laziale su cento positivo al Covid (929,6), che scippa il primato alla Lombardia.

Sommario:

Covid Veneto, i dati dell'1 luglio 2022
Covid Veneto, i dati dell'1 luglio 2022

I dati di oggi

Rimangono alti, seppur in lieve calo rispetto a ieri, i nuovi casi: il bollettino regionale riporta 7.959 tamponi risultati positivi (ieri erano 8.557), mentre sono 5 le vittime. Il totale delle infezioni dall'inizio dell'epidemia sale a 1.867.336, quello dei decessi a 14.805.

Quanto al numero delle ospedalizzazioni, oggi i ricoverati in area medica sono 678 (+6), quelli in terapia intensiva salgono a 31 (+2).

Cosa succede in Italia

Sfiora i mille casi settimanali per centomila (929,6) l'incidenza Covid nel Lazio: ogni settimana, in sostanza, si ammala quasi un laziale su cento. È il dato contenuto nella tabella degli indicatori decisionali di Ministero della Salute e Iss. È proprio il Lazio la prima Regione per incidenza, seguita dal Veneto (927,3 per centomila) e dalla Sardegna (922,7). La migliore invece è la Val d'Aosta, con "solo" 360,8.

Numeri comunque altissimi, se si pensa che la soglia in origine fissata per garantire il tracciamento e quindi il pieno controllo della pandemia è a 50 casi per centomila. A livello nazionale, l'incidenza è arrivata a 763, in netto aumento rispetto ai 504 casi per centomila della settimana scorsa.

Quanto ai tassi di ricovero, sempre contenuti nella tabella, tre regioni risultano oltre la quota di rischio del 15% di occupazione in area medica: l'Umbria (al 25,7%), la Sicilia (22%) e Calabria (18,7%), mentre a livello nazionale siamo al 10,3%. Ancora bassi i tassi nelle terapie intensive, che comunque notoriamente seguono di alcune settimane la crescita dei contagi: in Sicilia il dato peggiore, con il 4,9% di occupazione a fronte del 2,6% di media nazionale.

La situazione nelle province

Dopo una risalita velocissima dei contagi, la provincia di Padova è oggi la zona con il più alto numero di isolamenti di tutto il Veneto: sono 13.744 le persone positive, di cui 1.755 risultate solo nelle ultime 24 ore. Rimangono intorno ai 12mila contagi il Trevigiano e l’area metropolitana di Venezia, salite rispettivamente a 12.457 trevigiani in isolamento, con 1.460 nuovi casi, e 12.089 veneziani contagiati, compresi gli ultimi 1.366 casi.

Superano la soglia limite degli 10mila casi la provincia di Vicenzadove oggi ci sono 11.299 persone in isolamento, tra cui i 1.341 scoperti nelle ultime 24 ore – e l’area del Veronese con 10.199 cittadini in isolamento, tra cure domiciliari e ospedaliere. I nuovi casi sono invece 1.200, cifra tonda.

Nell’area di Rovigo, si va oltre la soglia dei 3mila contagi: oggi le persone in isolamento sono 3.085, di cui 360 registrate nelle ultime 24 ore. Dai dati di oggi, salgono i numeri anche in provincia di Belluno, dove risultano 2.663 contagi, mentre gli ultimi casi sono 332.

Boom contagi tra i sanitari

I contagi da Covid-19 tra gli operatori sanitari, negli ultimi 6 mesi, sono aumentati del 325%: nel mese di giugno, l’Istituto Superiore di Sanità ne ha registrati 19.571 in tutta Italia, mentre alla fine dello scorso anno – quindi in piena quarta ondata – risultavano positivi 4.612 operatori sanitari.

"Una settimana di isolamento per gli oltre 19.500 sanitari che non possono lavorare a causa del Covid-19 – commenta il presidente della Federazione Cimo-Fesmed, Guido Quici – corrisponde complessivamente a oltre 700mila ore di lavoro che non verranno garantite ai pazienti. Assenze che si sommano a quelle croniche causate dalla carenza di personale e a quelle dei sanitari in ferie. Una situazione che sta diventando sempre più insostenibile per chi deve cercare di coprire i turni e per i malati".

"Ma quello che fa ancora più rabbia – continua Quici – è che dal 1 gennaio è stata ripristinata la decurtazione della componente accessoria della retribuzione dei dipendenti pubblici, e quindi anche dei sanitari, per i primi 10 giorni di malattia anche in caso di positività al Covid-19. Con la fine dello stato d’emergenza, infatti, è decaduta la norma che aveva equiparato la malattia da Covid-19 al ricovero ospedaliero, che non prevede la riduzione dello stipendio. Adesso, dunque, centinaia di colleghi che sono in isolamento si vedono anche ricevere una busta paga più povera. Chiediamo al Ministero della Salute di intervenire con un decreto per sanare questa ingiustizia, ripristinando quanto previsto nelle prime settimane l’emergenza", conclude Quici.