Confartigianato Veneto, filiera etica per il rilancio della moda: "Servono controlli"

Il settore della moda veneta conta 5mila imprese e 23mila lavoratori: la concorrenza al ribasso dei prezzi potrebbe aumentare il rischio di sfruttamenento

Il settore della moda

Il settore della moda

Venezia, 31 luglio 2021 - Controlli sul lavoro nero per contrastare la concorrenza sleale. A chiedere il pugno di ferro contro lo sfruttamento dei lavoratori e controlli per una filiera etica dell'abbigliamento è Giuliano Secco, presidente della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Veneto. “Le regole ci sono: servirebbero più controlli, altrimenti ne risente anche il mercato, drogato da prezzi al ribasso”, dice Secco. Dopo il blitz sul caporalato che nei giorni scorsi ha coinvolto Grafica Veneta, si stanno alzando voci contrarie dai diversi settori della produzione veneta.

“Il Sistema Moda Veneto e italiano – spiega il presidente di Confartigianato – deve approfittare per affrontare e sciogliere i nodi che sono giunti al pettine a causa della pandemia: complessità nel far viaggiare le merci, carenza di materie prime, semilavorati ed accessori, crescita della digitalizzazione e della attenzione alla sostenibilità. E c'è un modo solo: aprire un focus sulle problematiche di gestione del personale rispetto allo sfruttamento del lavoro”.

Un comparto che dà lavoro a 23mila persone

É un settore importante quello dell'abbigliamento veneto, il timore è che la concorrenza al ribasso sui prezzi di produzione da parte dei grossi brand non faccia altro che penalizzare i lavoratori. “Le 5mila imprese artigiane venete del comparto e i loro 23mila addetti – prosegue Secco – sono da tempo la 'fabbrica del lusso' del mondo. Non a caso gira nell'ambiente la battuta che, dietro le quinte delle grandi sfilate mondiali si parli veneto. Ma non possiamo sederci sugli allori e far finta che non sia successo nulla nell'ultimo anno e mezzo. Una prima buona notizia arriva dalla sigla del Ccnl Industria – sottolinea – che ha recepito a livello nazionale il Protocollo sulla legalità di Prato”.

Un protocollo per una filiera etica a 360 gradi

Secco propone quindi che “organizzazioni datoriali, industriali e artigiane, si impegnino a siglare e promuovere protocolli di filiera che garantiscano una produzione sostenibile a 360 gradi, nel pieno rispetto della legge, dei diritti dei lavoratori, dei consumatori e dell'ambiente”. Ma non solo. “Serve codificare comportamenti etici e codici di autodisciplina che, insieme a un buon sistema normativo attivo, trasformino il concetto di libero mercato in mercato libero”, aggiunge.

Un appello anche per il governatore Zaia. “Sono certo che la Regione Veneto sarà disponibile a patrocinare e supportare iniziative di questo tipo, come sono certo che si renderà promotrice di bandi a misura di piccola impresa per finanziare gli investimenti per intercettare le opportunità dei processi di digitalizzazione e di sostenibilità ambientale richiamati nel Pnrr», conclude il presidente di Confartigianato.