
Pareti di bosso alte fino a 5 metri nel Giardino Storico di Valsanzibio: ecco il labirinto
Galzignano (Padova), 26 giugno 2025 – C’è all’ingresso una ragazza, sarà lei con il suo sorriso, la guida tra sculture, fontane, viali con pareti di bosso alte fino a 5 metri, alberi provenienti da Africa, Asia e America. Una passeggiata di rinascita. E’ il Giardino Storico di Valsanzibio, al suo interno il labirinto naturale più antico al mondo. Pareti verdi, percorsi che sembrano portare verso l’uscita e che invece tornano a perdersi e a far perdere i turisti.
‘Ecco la strada giusta’, solo un’illusione. Alla quale alla fine rimediano le guide, che conducono i visitatori all’esterno dei meandri di una storia secolare. ‘Potrete sfidare il vostro senso dell’orientamento e superare i numerosi ostacoli che troverete lungo la via percorrendo il labirinto di bosso ultrasecolare’, spiega Meris Maganza, una delle guide tra 60mila metri quadrati di siepi di bosso, 6mila piante che formano quel dedalo. Una volta oltrepassate le sette vie ‘trabocchetto’ (sette come i vizi capitali) si arriva in cima ad una torre dalla quale si ottiene, simbolicamente, una visione più chiara della vita.
Il Giardino Monumentale di Valsanzibio venne concepito 400 anni fa come voto a Dio affinché la terribile pestilenza del 1630 terminasse, realizzato dal 1665 al 1690 da Antonio e Gregorio Barbarigo, divenuto Santo, su progetto del fontaniere del Papa Luigi Bernini, oggi questo Giardino Barocco ha un significato simbolico di grande attualità.

Vuole essere simbolo di rinascita, un percorso salvifico e di purificazione scandito da fontane, sculture, per sottolineare che la vita è bella pur se con mille difficoltà. E le difficoltà vengono riassunte nel percorso tortuoso del labirinto in bosso secolare.
Un percorso che inizia dal Padiglione di Diana, lo spettacolare ingresso monumentale che fino all’800 si poteva raggiungere in barca da Venezia. Pareti verdi, questo il segreto e la carta d’identità del labirinto.
Pareti che sovrastano le persone. Siepi di bosso che disegnano tutto il giardino, pareti che da anni vengono difese da un nemico insidioso. Si chiama piralide del bosso, è un bruco, un bruco letale per quelle siepi. Meris Maganza ha appena terminato un giro di controllo. Qui, in questo patrimonio dell’umanità, si attua la lotta green alla piralide.

Battaglia che viene condotta anche durante la notte quando il bruco diventa una falena. Le trappole per la cattura di massa vanno posizionate in prossimità della siepe, appese ad un ramo ad un'altezza di circa un metro. E’ il gioco è fatto.
La piralide viene attirata da un feromone che si trova nel contenitore e finisce così in trappola. Le trappole a feromone, che attirano i maschi adulti, ostacolano l'accoppiamento con femmine e limitano così i danni.
Forte l’investimento nella battaglia a questo bruco per proteggere il labirinto, meraviglia dell’umanità, ogni anno visitato da migliaia di turisti.