Il poliziotto morto di covid era no vax: "Diceva che era più forte del virus"

"L'hotspot di Taranto va chiuso, i poliziotti lavorano in un contesto pericoloso". A dirlo è il sottosegretario dell'Interno, Nicola Molteni

Candido Avezzù, il poliziotto stroncato dal Covid

Candido Avezzù, il poliziotto stroncato dal Covid

Mestre (Venezia), 31 agosto 2021 – Non era vaccinato il 58enne Candido Avezzù, il poliziotto deceduto di Covid dopo una trasferta all’hotspot di Trapani era “un no-vax convinto”. A confermarlo, in un intervista del Corriere della Sera, è Monica Valotto, l’ex compagna del poliziotto che per tredici anni è stata al suo fianco. “Mi diceva che era più forte del virus”, ricorda la donna, invece è stato proprio quel virus che non temeva a stroncarlo. L’ultimo respiro domenica nella terapia di Jesolo, dove era ricoverato dal 10 agosto per le gravi conseguenze del Covid.

No vax: minacce anche a Stefano Bonaccini - Covid, Veneto 31 agosto 2021: 583 i nuovi contagi e i 3 decessi - Covid, il ministero studia un bollettino sui no vax - Covid, D'Amato: no vax si paghino i ricoveri

Avezzù, che viveva a Jesolo e lavorava nella squadra mobile di Padova, “passava la sua vita viaggiando da un luogo all’altro, per il suo lavoro: dovunque ci fosse bisogno della Polizia, lui era pronto ad andare”, racconta l’ex compagna nell’intervista al Corriere. “Non credeva che il Covid fosse così pericoloso. Forse aveva sottovalutato il pericolo”, continua l’ex compagna, dalla quale Avezzù viveva separato dal 2020. Ed è stato durante una di queste trasferte di lavoro che il poliziotto sarebbe entrato in contatto con il virus. Sul vaccino aveva mille perplessità, “temeva gli avrebbe causato una trombosi, non si fidava”, conferma l’ex compagna.

Dal 13 al 23 luglio, infatti, aveva lavorato al centro di accoglienza dei migranti di Taranto che, fanno sapere i sindacati, in quel momento “ospitava 300 migranti, 33 dei quali positivi”. A luglio, la denuncia del Mosap: “Denunciammo già all'epoca questa situazione e, a distanza di un mese, arrivano le terribili conseguenze: uno dei colleghi risultato positivo, ci ha lasciato”, sottolinea Fabio Conestà, segretario generale del sindacato di polizia Mosap. 

Prima le cure domiciliari, poi la terapia intensiva

Lo stesso Avezzù “era convinto di essersi ammalato durante la permanenza a Taranto”, aggiunge la la nipote, Marika Avezzù, nella stessa intervista. Quando ha iniziato ad accusare i primi sintomi, il poliziotto “si è presentato all’ospedale di Jesolo, ma gli hanno prescritto una cura antibiotica da fare in casa”, prosegue l’ex compagna. Nelle ore successive le sue condizioni “sono peggiorate”, tre giorni dopo è tornato dai medici che lo hanno ricoverato all’ospedale di Dolo, sulla riviera del Brenta. Ma, quando la complicanze da Covid sono precipitate è stato portato al nosocomio di Jesolo, dove è entrato in terapia intensiva. Era il 10 agosto, alle 13.33 “Chicco” – come lo chiamavano le persone che gli volevano bene ha scritto il suo ultimo post su facebook, terribile, parole che spezzano il fiato in gola, come se fosse in preda alla paura per quel che poi è realmente accaduto: “Entro in lntensiva, sulla lapide lo scudetto del 2. Grazie", ha scritto il poliziotto il cui ultimo pensiero è stato lo scudetto del reparto della Mobile di Padova, un lavoro “che amava profondamente” e che evidentemente rappresentava tutti i suoi valori. E il 29 agosto non ce l'ha fatta, è morto.

Le voci sulle sue posizioni contrarie al vaccino circolavano già da giorni, ma nessuno aveva ancora confermato l’ipotesi più terribile: senza vaccino, il 58enne era andato allo sbaraglio in uno dei luoghi più a rischio, dove le condizioni di salute dei migranti sono spesso precarie, soprattutto in luoghi come gli hotspot in cui non è semplice mantenere la situazione sotto controllo. A quanto pare, altri colleghi vaccinati, in servizio con lui a Trapani e forse entrati anche loro a contatto del Covid, non avrebbero sviluppato la malattia.  

In base a quanto si apprende da fonti sindacali, l'agente avrebbe scoperto di essere positivo al virus il 28 luglio, cinque giorni dopo il rientro a casa. Il 10 agosto le sue condizioni di salute sono peggiorate e l’agente è stato ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Jesolo, dove viveva. Covid Veneto: due nuovi focolai in due case di ripos

Il Sap: “Nei centri di accoglienza, pessime condizioni di lavoro”

“Sono state le pessime condizioni di lavoro a determinare probabilmente l'accaduto", dice lapidario il sindacato autonomo di Polizia. "Condizioni che il Sap denuncia da mesi alla ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, e l'ultima missiva in ordine temporale porta la data del 6 agosto 2021. In quella lettera, il Sap – ricordano i portavoce del Sap –denunciava proprio le gravissime criticità riguardanti le condizioni sanitarie in cui operano i colleghi poliziotti nei vari centri accoglienza dislocati in tutto il territorio nazionale".

''Il nostro dovere principale è quello di salvaguardare le giuste condizioni di lavoro dei colleghi poliziotti e sono mesi che cerchiamo in tutti i modi di spingere la ministra Lamorgese a prendere seri provvedimenti su dinamiche molto pericolose. E oggi siamo qui a piangere l'ennesimo collega che non ce l'ha fatta" commenta Stefano Paoloni, segretario generale del Sap. "Esprimiamo innanzitutto le nostre condoglianze ai familiari del poliziotto deceduto, ma al tempo stesso esprimiamo tutta la nostra rabbia, per dover assistere allibiti, all'immobilismo della ministra Lamorgese. La quale sa bene in quali condizioni lavorano tutti i nostri colleghi nell'opera di vigilanza dei migranti presso i centri di accoglienza. 'Sa bene che i poliziotti sono costretti a gestire migranti che il più delle volte non sono stati sottoposti nemmeno ad un tampone”.

Problemi cronici, quelli in cui versano gli hotspot, ma che in periodo di pandemia sono aumentati. “Da mesi – conclude Paoloni – urliamo al Ministro che un migrante deve essere innanzitutto visitato da un medico e poi consegnato alle Forze dell'ordine. Non possiamo gestire e lavorare a stretto contatto, se non in promiscuità, con cittadini clandestini in quarantena. E questa è una vergogna che va avanti da mesi, nel silenzio più assoluto. La situazione è al collasso''.

Covid, Veneto 31 agosto 2021: 583 i nuovi contagi e i 3 decessi

 

Molteni: “L’Hotspot di Taranto va chiuso”

Nel dare le condoglianze alla famiglia “per la perdita di un poliziotto che ha servito il Paese e dedicato la sua vita per la sicurezza dell'Italia", il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni si mostra molto duro sul centro di accoglienza di Taranto, la struttura dove si pensa che il 58enne Candido Avezzù sia entrato in contatto con il Covid. “L'Hotspot di Taranto imposto all'Italia dall'agenda Europea nel 2015, va chiuso”, dice Molteni.

"Lo scorso 27 luglio - aggiunge - sono stato all'Hotspot di Taranto a portare vicinanza e solidarietà ai militari e alle Forze di Polizia impegnate nel presidio di sicurezza del centro di primo soccorso per migranti. Ho toccato con mano il grande sacrificio e l'impegno dei nostri poliziotti e militari costretti a lavorare in condizioni estreme, in un contesto complicato e altamente pericoloso. Difendere i confini, bloccare l'immigrazione clandestina, garantire la dignità e la sicurezza dei nostri uomini e donne in divisa è un dovere e un obbligo dello Stato. Ma l’Hotspot va chiuso”