Commissione d'inchiesta su Covid Veneto, le minoranze: "Errore l'uso dei tamponi rapidi"

Le linee guida "indicavano prudenza" ma in Veneto sono stati "usati massicciamente", hanno dichiarato al termine dell'audizione fiume coi virologi Palù e Crisanti

Tampone rapido

Tampone rapido

Veneto, 13 ottobre 2021 - "Abbiamo avuto conferma dal virologo Giorgio Palù, attuale presidente dell'Aifa e componente del Cts audito nella settima seduta della commissione di inchiesta Covid, che l'uso dei tamponi rapidi per il controllo degli operatori sanitari non sarebbe stata una scelta corretta, come invece indicava il Governo. In particolare, neppure di fronte alla diffusione letale e incontrollata del virus negli ospedali, tra pazienti e personale medico, nessuno si è posto il problema dell'affidabilità del test rapido, tanto che mai nessuno ha interpellato sul punto il Comitato scientifico regionale". Lo hanno rilevato ieri sera a Venezia le consigliere regionali di minoranza Anna Maria Bigon, Vanessa Camani (PD) ed Elena Ostanel (Veneto che vogliamo) al termine della seduta della Commissione speciale di inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid-19 in Veneto in corso a Palazzo Ferro Fini a Venezia. Si è trattato di una seduta fiume, durata oltre sette ore e che ha visto l'audizione, tra gli altri, oltre a Palù, del virologo Andrea Crisanti.

"Le linee guida nazionali - aggiungono - indicavano prudenza, in particolare in contesti con persone fragili, esisteva un approfondimento scientifico a cura di diversi studiosi dell'Università di Padova, eppure abbiamo oggi appreso che il Comitato scientifico regionale, guidato da Mario Saia, ha scelto di non valutare l'attendibilità dei tamponi che sono stati massicciamente usati in Veneto. Non sappiamo - spiegano - se sia anche questa una delle cause della seconda ondata pandemica che ha travolto il Veneto, però un primo errore di valutazione è oggi stato confermato".  "I test di prima generazione, acquistati con affidamento diretto dall'azienda Abbot, ritenuti 'idonei sotto il profilo tecnico' dal professor Rigoli - precisano - hanno confermato una sensibilità dell'80%, testata su un campione secondo noi troppo ristretto di 380 test, e non dovevano essere usati nei contesti più esposti durante la pandemia - continuano le consigliere - Di fronte a un quadro del genere emergono domande cruciali: per quanto tempo e quanti tamponi rapidi siano stati impiegati nelle strutture più a rischio e che impatto ha avuto, in termini di contagi e decessi, questa decisione?".