Crollo Marmolada, il racconto del soccorritore: "Una tragedia così non si era mai vista"

“C'erano quattro persone, una è stata intubata sul posto dal nostro equipaggio”. Inizia così il racconto di Dimitri De Gol, tecnico dell'elisoccorso veneto

Elisoccorso sorvola il luogo della tragedia

Elisoccorso sorvola il luogo della tragedia

Belluno, 6 luglio 2022 – Dopo giorni di lavoro a scandagliare i ghiacciai alla ricerca dei dispersi, le parole di un soccorritore veneto spezzano quel muro di silenzio che aleggia in quota da domenica scorsa, quando sulla Marmolada una valanga ha travolto decine di alpinisti. A parlare è Dimitri De Gol, tecnico dell’elisoccorso alpino del Veneto, uno dei primi a raggiungere la zona del disastro. “C'erano quattro persone, una è stata intubata sul posto dal nostro equipaggio”, è il terribile ricordo di quel giorno.

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Ecco cosa ha visto. “Una situazione inusuale. Un evento che non si era mai visto in queste zone: così tante persone coinvolte e la vastità di superficie da dover andare a scandagliare e su cui lavorare”, racconta il soccorritore trevigiano, partito dalla base di Belluno. “Abbiamo individuato subito, al nostro arrivo, il rischio residuo che c'era a monte per dare un minimo di informazione ai soccorritori che stavano lavorando più in basso – continua – poi abbiamo dovuto percorrere tutta la valanga per individuare le persone che ritenevamo potessero avere più bisogno di altre. E su queste ci siamo concentrati, in particolare con il nostro elicottero ed il Falco della provincia di Belluno”.

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Calati col verricello per salvare i feriti

“Ci siamo concentrati in una zona dove c'erano quattro persone – continua il racconto di De Gol – delle quali due sono finite in rianimazione a Belluno e una è stata intubata dal nostro equipaggio e portata all'ospedale di Treviso e una signora di cui il medico non ha potuto fare altro che constatare, purtroppo, il decesso. Abbiamo ricomposto la salma e l'abbiamo trasportata qui a Canazei”, prosegue De Gol.

“Noi siamo stati calati con il verricello perché abbiamo operato in un canalino sulla sinistra, guardando la valanga dal basso, dove per la ripidità i corpi erano rimasti più in superficie, quindi non sono stati completamente sepolti. Abbiamo poi predisposto quei minimi presidi di sicurezza dove poter poi agganciare il personale che lavorava in zona, per poi fare l'intervento sanitario sui feriti”, conclude il soccorritore.