Feriti Marmolada, alpinista tedesca dimessa dall'ospedale di Feltre: "Non ricordo nulla"

La donna ha scritto una lettera ai medici, ringraziandoli. Ma dalle due parole, emerge tutto il dolore della tragedia

Belluno, 10 luglio 2022 – È stata dimessa stamattina la paziente tedesca ricoverata all’ospedale di Feltre dopo il crollo della Marmolada, la donna sta bene e sta raggiungendo i parenti in Germania. L’alpinista, M.C. le iniziali della donna, la scritto di suo pugno una lettera ai medici e agli infermieri che l’hanno assistita in questi difficili giorni. Troppe grande lo choc per la tragedia in cui è stata coinvolta, la donna non ricorda nulla di quei terribili attimi di dolore.

La donna tedesca con un medico dell'Ospedale di Feltre
La donna tedesca con un medico dell'Ospedale di Feltre

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“Non ricordo nulla”

Poche righe, parole in tedesco scritte a mano su un voglio a righe. Frasi faticose, che mostrano tutto il dolore che la valanga della Marmolada ha portato con sé. “Non so nulla dell’accaduto, mi sono svegliata in ospedale”, ha scritto la donna dimessa oggi da Feltre, dove era stata ricoverata dopo il salvataggio dei soccorritori dell’Uls 1 Dolomiti Belluno.

La lettera scritta dalla paziente dimessa
La lettera scritta dalla paziente dimessa

“I medici, il personale di neurologia, si sono molto adoperati per me. Le vertigini, la mia stabilità sono lentamente, ma costantemente migliorate. Mi infondono ottimismo! Perciò devo essere anche io ottimista, così tutto andrà bene. Anche oggi mi sono sentita molto meglio. Grazie a tutti quelli che si sono impegnati per me. Lo apprezzo molto”, ha concluso la turista tedesca poco prima di lasciare l’ospedale per fare ritorno i patria.

Come sta Davide Carnielli? 

Le dimissioni della donna arrivano all’indomani dell’uscita dall’ospedale di un altro alpinista tedesco recuperano in cima, probabilmente i due turisti facevano parte della stessa cordata. Rimane ancora in prognosi riservata invece Davide Carnielli, il giovane trentino ferito sulla Marmolada e in cura all’ospedale di Treviso. Quando è stato recuperato dai soccorsi, le sue condizioni erano talmente disperate che il suo volto era irriconoscibile: ci sono voluti giorni per dare un nome a quel corpo agonizzante in terapia intensiva.