Maxi frode sui bonus edilizi: 8 indagati e sequestri per 20 milioni di euro

Un’operazione di controllo della guardia di finanza nelle province di Verona, Alessandria, Mantova, Vicenza e Roma

Verona, 24 novembre 2022 - Maxi frode fiscale nel Veronese, sequestrati beni per un valore che supera i 20 milioni di euro a otto indagati per associazione per delinquere finalizzata all'indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, truffa, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, legati a una truffa sui bonus edilizi per ristrutturazione e facciate.

Un cantiere edile
Un cantiere edile

I finanzieri del Comando Provinciale di Verona hanno eseguito numerose perquisizioni e sequestri nelle province di Verona, Alessandria, Mantova, Vicenza e Roma in attuazione di un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla locale Procura della Repubblica e convalidato dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Verona, relativo a beni riconducibili a otto persone fisiche residenti nel veneziano. Tutte indagate a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata all’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, truffa, autoriciclaggio, nonché impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Inoltre, sono coinvolte due società con sede a Verona e San Giovanni Lupatoto, indagate in relazione alle ipotesi di autoriciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Le indagini

Le attività in rassegna, dirette dalla Procura della Repubblica scaligera e condotte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona, scaturiscono da una mirata analisi di rischio, svolta in collaborazione l’Agenzia delle Entrate - Settore Contrasto Illeciti - Sezione Territoriale Nord-Est. Un’attività di verifica finalizzata ad individuare soggetti, caratterizzati da elevata pericolosità fiscale, che hanno utilizzato in maniera indebita le misure agevolative previste per gli interventi edilizi disciplinati dal “Decreto Rilancio”. I noti bonus edilizi. L’articolato meccanismo di frode scoperto riguarda, in particolare, la cessione del credito d’imposta in relazione ai bonus “ristrutturazione” e “facciate” che consentono, rispettivamente, detrazioni al 50% e al 90% delle spese documentate per ristrutturazioni edilizie e interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti. Gli approfondimenti investigativi hanno consentito alle Fiamme Gialle scaligere di individuare un sistema di frode posto in essere da quella che è stata ritenuta dall’autorità giudiziarie, una vera e propria organizzazione criminale. I soggetti coinvolti hanno tutti dichiarato redditi modesti o nulli, che hanno artatamente creato i presupposti per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate di crediti d’imposta di fatto inesistenti per importi che superano i 15 milioni di euro.

I reati contestati

All’esito delle indagini, è infatti, emerso come i lavori edili, dichiaratamente afferenti a immobili che, in larga parte, non risultavano neppure nella effettiva disponibilità degli indagati e che erano stati commissionati a una ditta individuale con sede in provincia di Verona e solo formalmente attiva in campo edilizio, ma di fatto non operativa - non siano in realtà mai stati eseguiti. Quota parte di tali crediti d’imposta inesistenti, corrispondente a quasi 7 milioni di euro, è stata monetizzata mediante successiva cessione a soggetti terzi (acquirenti) che, previo compenso del 30% sul valore dei crediti ceduti, hanno versato su conti correnti nella disponibilità della predetta ditta individuale (formalmente incaricata dell’esecuzione dei lavori) oltre 4,8 milioni, così procurando al titolare della ditta stessa un ingente profitto illecito. Alla luce delle significative fonti di prova raccolte dalle Fiamme Gialle, l’Autorità Giudiziaria veronese ha emesso apposita informazione di garanzia nei confronti di otto persone, a vario titolo coinvolte nell’associazione a delinquere e nel reimpiego in attività economiche dei capitali di provenienza illecita.

La Procura della Repubblica di Verona, reputando esistente una stabile organizzazione criminale che ha operato dal 2021 ad oggi “per la realizzazione di un programma criminoso”, fondato in prima battuta sullo sfruttamento del sistema previsto dal “Decreto Rilancio” e sviluppatosi, poi, mediante un “grande numero e varietà di reati commessi” e dimostrando “come il vincolo tra gli associati sia basato sulla comune volontà di realizzare profitti da attività illecite nel settore degli aiuti di Stato”, ha inoltre adottato apposito provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza, ora eseguito dai Finanzieri veronesi. Sono quindi scattati i “sigilli” giudiziari oltre che sui crediti d’imposta oggetto della frode, anche su 30 immobili, sulle disponibilità finanziarie, su quote societarie e su beni di lusso nella disponibilità degli indagati (tra cui un’autovettura Porsche Cayenne), per un valore complessivo stimato di oltre 20 milioni di euro. La stessa autorità giudiziaria ha disposto anche il “congelamento” di un credito per quasi 7 milioni di euro che la ditta individuale veronese (di fatto non operativa) aveva già ceduto ad una società romana che lo avrebbe utilizzato come credito d’imposta nei confronti dello Stato o lo avrebbe quindi così “monetizzato”.