'Grafica Veneta' coinvolta nel blitz anti caporalato: due dirigenti arrestati

Arrestati per sfruttamento del lavoro l'Ad si Grafica Veneta, il 43enne Giorgio Bertane, e il il 60enne Giampaolo Pinton, direttore dell'area tecnica. In manette anche nove capò pakistani, prestatori di manodopera

L'indagine delle Fiamme Gialle

L'indagine delle Fiamme Gialle

Padova, 26 luglio 2021 – Blitz contro il caporalato nel Padovano, coinvolta la Grafica Veneta di Trebaseleghe, un'azienda di prestigio nel campo editoriale, famosa per la stampa di best seller, come la saga di Harry Potter o la biografia di Barack Obama. Regolarmente assunti, tramite una società di lavoro interinale, gli operai sottoposti a turni di lavoro asfissianti, costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno, senza ferie e tutele. Erano perfino costretti a versare ai fornitori di manodopera – controllata da nove “capò” pakistani – una parte dello stipendio e a pagarsi l'affitto in case dell'organizzazione, ammassati fino a 20 persone per appartamento. E, quando hanno osato reagire, pare siano stati rapiti, picchiati e legati.

È una scoperta inquietante quella emersa dall'indagine condotta dai carabinieri di Cittadella (Padova) e il Nucleo Carabinieri Tutela Lavoro di Venezia, assieme al Nucleo operativo di Mestre (Venezia), che oggi ha portato ad un blitz con l'esecuzione di nove ordinanze di custodia cautelare in carcere ad altrettanti cittadini pakistani, accusati di lesioni, rapina, sequestro di persona, estorsione e sfruttamento del lavoro, e agli arresti domiciliari per sfruttamento del lavoro nei confronti di due dirigenti dell'azienda padovana. Si tratta dell'amministratore delegato di Grafica Veneta, il 43enne Giorgio Bertan, e il 60enne Giampaolo Pinton, direttore dell'area tecnica.

L'indagine dei carabinieri

I due, secondo la Procura di Padova, erano a conoscenza della situazione di illegalità e dei metodi violenti usati dall'organizzazione per soggiogare e intimidire i lavoratori, e avrebbero cercato di eludere i controlli di sicurezza. L'indagine era partita il 25 maggio 2020, dopo il ritrovamento lungo una strada di un operaio pakistano con le mani legate alla schiena e altri suoi connazionali finiti all'ospedale di Padova. Tutti lavoravano alla Grafica Veneta ed erano dipendenti della “B.M. Services” di Lavis (Trento), specializzata nel confezionamento e finissaggio di prodotti per l'editoria, di proprietà di due loro connazionali con cittadinanza italiana, padre e figlio. Alcuni operai si erano rivolti a un sindacato, ma sono stati scoperti e per questo sottoposti all'azione punitiva.

La reazione dell'azienda: Grafica Veneta “all'oscuro” di tutto

In una nota il presidente di Grafica Veneta, Fabio Franceschi, ha espresso “la solidarietà ai collaboratori citati in questa vicenda e ne sottolineo - aggiunge - la piena stima e il completo supporto”. Precisando che la società trentina aveva numerosi appalti di questo tipo in altre aziende del Nord, Franceschi sottolinea che la sua azienda “era del tutto all'oscuro di quanto sembrerebbe emergere dall'inchiesta, e del resto l'oggetto della contestazione ai suoi funzionari riguarda solo ed esclusivamente un asserito ostacolo all'indagine, ostacolo che non è mai stato posto dalla società, che intende invece collaborare con le forze dell'ordine e la magistratura per il ripristino della legalità in primis e quindi della verità”.

Il commento della politica: “Caporalato una piaga che colpisce anche il Nord”

L'inchiesta sul caporalato che ha coinvolto Grafica Veneta scatena le opposizioni in Consiglio regionale del Veneto. “Il caporalato non è una piaga che colpisce solo le Regioni del Sud e per contrastarlo realmente serve ammetterlo chiaramente” è la reazione della consigliera regionale Elena Ostanel (Vcv). “Si dovrà far chiarezza su quanto accaduto - prosegue Ostanel - e spero che chiunque sia coinvolto in questa orrenda vicenda ne paghi tutte le conseguenze. Ma la politica deve fare di più: il Veneto è famoso nel mondo per la sua cultura del lavoro e dentro e fuori le istituzioni si deve lavorare concretamente per eliminare qualsiasi tipo di sfruttamento”.

Elena Ostanel ha presentato un'interrogazione in consiglio regionale “per sapere come la Regione intenda intervenire: se abbiano intenzione, ad esempio, di potenziare finalmente le risorse del Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro, che ad oggi non ha la possibilità di agire con forza”.

Il dem Andrea Zanoni parla di un "preoccupante aumento dei casi di caporalato in Veneto", e chiede che "sia fatta chiarezza sul ruolo di Grafica Veneta e, più in generale, sulle aziende che utilizzano la manodopera, non soltanto su chi gliela fornisce per capire se e quanto siano all'oscuro". Il portavoce delle opposizioni Arturo Lorenzoni, avversario di Zaia alle ultime elezioni regionali, evidenzia invece che se "casi di semi schiavitù nelle imprese agricole di alcune zone erano purtroppo conosciuti da tempo", il fatto che "situazioni del tutto simili fossero presenti in prospere aziende industriali del Veneto è sorprendente e inaccettabile". Ora, conclude Lorenzoni, "ci vuole una risposta immediata e chiara per sradicare queste pratiche".