Una ricostruzione grafica del Green pass davanti ai tavoli di un ristorante
Venezia, 27 luglio 2021 – Temono i costi dei controlli sui “green pass” i ristoratori veneti, preoccupati anche per un calo di clientela per i tempi di attesa della seconda dose di vaccino. Ma l'associazione di categoria argina le tensioni: “Se il timore è quello, lecito, di perdere clienti, andiamo a vedere i numeri: il 60% dei residenti in Veneto ha già ricevuto almeno la prima dose di vaccino, quindi ha diritto al green pass”, dice il presidente della Confesercenti del Veneto Centrale, Nicola Rossi.
"Essere contrari al green pass per principio è privo di senso – precisa Rossi –, il nodo della questione sta solo nella gestione e, quindi, nei costi. Per quanto riguarda Padova, se escludiamo i ragazzi con meno di 20 anni, ha ricevuto la prima dose il 75% della popolazione. L'obbligo del green pass ha dato un ulteriore impulso alle vaccinazioni: in Fiera c'è la fila già dalla mattina".
L'obbligo di green pass, secondo Confesercenti, potrebbe aumentare il senso di sicurezza e contribuirebbe a ridurre i contagi. L'unico vero problema è rappresentato dai costi. "Ogni innovazione che viene proposta alle imprese – sostiene il presidente dell'associazione di categoria – di fatto si traduce in un aumento delle spese. E questo vale per tutto, dal cashback alla cassa elettronica, alla sicurezza. Ora, è evidente che se un barista fa il caffè o sta alla cassa non può contemporaneamente controllare i clienti uno ad uno. E lo stesso vale per un ristoratore, ma anche per le fiere: un controllo di questo tipo, per essere fatto bene, porta via un paio di minuti a persona, che si traduce in maggiore attesa per il cliente, con la possibilità di perderlo, e in maggiori spese per l'esercente", evidenzia Rossi. Insomma, "Dobbiamo assumere personale? Va bene, ma lo Stato deve venirci incontro e darci i mezzi per farlo", conclude Rossi.