'Ndrangheta in Veneto, la sentenza d’appello: confermato l’impianto del primo grado

Condannati 30 referenti del clan Bolognino della Grande Aracri di Cutro. La corte d'appello veneziana ha accordato solo per alcuni la riduzione di pena

Tribunale

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Venezia, 24 maggio 2022 - Condannati in primo grado a quasi 116 anni di carcere, si sono visti ridurre di poco le pene in Appello a Venezia i 30 imputati, imputati - a vario titolo - di aver portato le spire della 'ndrangheta, in particolare del clan, nelle città venete di Vicenza, Padova, Venezia e Treviso. La corte d'appello veneziana ha accordato solo per alcuni la riduzione di pena, mentre ad altri non è stato riconosciuta l'associazione di stampo mafioso. Ma l'impianto accusatorio del primo grado di giudizio ha retto.

L'aula bunker

Il secondo capitolo del processo per la 'ndrangheta in Veneto si è concluso oggi 24 maggio nell'aula bunker del Tribunale di Venezia. In particolare le condanne sono state confermate per i due fratelli Bolognino, Francesco e Michele; quest'ultimo si è visto comminare una pena di 11 anni e quattro mesi di carcere, oltre ad una multa di poco inferiore ai 10mila euro. Confermate in gran parte anche le confische di beni per quasi 160 milioni di euro.

Sconti di pena

Il clan avrebbe compiuto estorsioni specie a carico di imprenditori in difficoltà economiche. Fino a quando una coppia trevigiana, dopo un pestaggio, ha deciso di denunciare tutto: era il 2013. Michele Bolognino, affiliato al clan Grande Aracri di Cutro, in primo grado era stato condannato a 13 anni 4 mesi; oggi per lui la riduzione a 11 anni e quattro mesi.

Condanne per gli imprenditori

Nonostante gli sconti di pena, l'impianto accusatorio e le condanne sono state confermate anche per gli imprenditori che nella rete di stampo mafioso sono rimasti impigliati facendo da tramite tra il clan ed altre possibili vittime. Contestate decine di episodi di minaccia, estorsioni, violenze messe in atto per convincere gli imprenditori a fare false fatture per ripulire il denaro sporco.