BRUNO MIRANTE
Politica

Come hanno votato i veneti al referendum 2025

L’affluenza è andata di poco oltre il 26%, uno dei dati più bassi d’Italia. Dibattito sul terzo mandato: a che punto siamo

Referendum dell'8-9 giugno 2025: il momento dello spoglio in un seggio

Referendum dell'8-9 giugno 2025: il momento dello spoglio in un seggio

Venezia, 10 giugno 2025 – L’affluenza in Veneto al referendum su lavoro e cittadinanza si è fermata di poco oltre il 26%, segnando uno dei dati più bassi d’Italia.

E' andata peggio solo in Calabria, Sicilia e Trentino-Alto Adige.

Tra i pochi che si sono recati alle urne per esprimere la propria preferenza sui cinque quesiti promossi dalla Cgil e da una serie di partiti e movimenti civici, l’88,7% ha sostenuto il reintegro nei casi di licenziamenti illegittimi nelle aziende sopra i 15 dipendenti; l’87% ha votato sì alla rimozione del limite di sei mesi per le indennità nelle piccole imprese; l’88% si è espresso a favore di maggiori tutele per i contratti a termine e l’86% ha votato per l’estensione della responsabilità sulla sicurezza nei subappalti.

Mentre per ciò che concerne, il quinto quesito – relativo alla riforma della cittadinanza – ha registrato, a scrutinio quasi completato, un 64% di favorevoli contro un 36% di contrari.

L'affluenza nella città di Padova ha raggiunto quasi il 29%, Venezia ha superato di poco il 28%, mentre Rovigo, Treviso, Verona, Vicenza e Belluno hanno totalizzato una percentuale tra il 24% e il 25%.

Sullo sfondo del voto per il referendum la sfida per il rinnovo del Consiglio regionale che si terranno nel prossimo autunno.

La sconfitta della compagine di centrosinistra nella sfida per il raggiungimento del quorum fa dormire sonni tranquilli alla coalizione di centrodestra nell'attesa di capire quando sarà detta l'ultima parola sulla questione del terzo mandato.

“L’alternativa al governo Meloni non si vede” - è questo il leit motiv del giorno successivo al voto in casa centrodestra dove una riforma della legge porterebbe dritti alla ricandidatura di Luca Zaia.

L'apertura che nelle scorse settimane è arrivata da esponenti di governo e rappresentanti di Fratelli d'Italia, dovrebbe condurre ad confronto interno alla coalizione.

A  guardare con attenzione ai movimenti della maggioranza è anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca che ha dichiarato: «Se decidono la fanno domani mattina. Se il governo vuole, lo si fa in 48 ore. Non credo che abbiamo una forza frenante del Parlamento».

A rilanciare la questione ci ha pensato anche il presidente dell'associazione dei comuni e sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che propone di allargare il ragionamento anche sul mandato dei primi cittadini. "La nostra posizione, ben nota da tempo e fondata su criteri di ragionevolezza ed equità fra gli eletti di ogni livello di governo per una democrazia matura - ha dichiarato - , è sempre la stessa, sancita in innumerevoli atti formali negli anni, e ancora una volta chiediamo il superamento del vincolo di mandato per tutti i sindaci del nostro Paese, qualora maturasse la volontà politica di eliminare il vincolo per i Presidenti di Regione. Non esiste motivo logico, giuridico, istituzionale e politico alcuno per cui l'eventuale rimozione del vincolo per i presidenti regionali non debba estendersi anche ai sindaci dei Comuni con oltre 15mila abitanti. Sarebbe segno di una gravissima disparità con un’evidente illogica attuazione che determinerebbe l’applicazione di due pesi e due misure all’una o all’altra carica", avverte il presidente dell'Anci.