
I diesel Euro 5 che rischiano lo stop in chiave antismog, per Zaia va trovata una soluzione per non fermare "sette milioni di auto nel nord Italia"
Venezia, 11 giugno 2025 – Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia rilancia la crociata, animata da diversi esponenti della Lega compreso il segretario Matteo Salvini, per provare a rimandare il divieto di circolazione delle auto diesel di classe Euro 5 che dal prossimo ottobre dovrebbe essere imposto in quattro regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna.
Secondo Zaia, "nel dialogo tra Regioni e con i ministeri si deve trovare una soluzione per non fermare sette milioni di auto nel nord Italia".
E ancora: "Dovremo trovare una soluzione che deve tradursi in un provvedimento legislativo in qualche legge che si sta approvando perché "mettere a piedi" sette milioni di persone in tutto il nord Italia con l'unica colpa di vivere in pianura padana..." per Zaia è qualcosa che rischia di diventare complicato, come ha fatto capire oggi parlando con i cronisti a margine di una conferenza stampa.
La Pianura padana soffre di più lo smog perché quando si cambia l'aria lo smog non si allontana del tutto tanto che, ricorda il presidente del Veneto, anche "durante il Covid, con il mondo fermo per le emissioni la sostanza non cambiava", insomma lo smog c'era lo stesso.
E' quindi un "tema molto complesso" per il quale "non basta spegnere le auto. Se anche fossero tutte elettriche avremmo le emissioni delle caldaie e di altri fonti di emissione".
E Zaia non dimentica nemmeno che esiste anche un inquinamento delle batterie delle auto elettriche, un tema di materie prime per realizzarle e del loro smaltimento..." ma ormai è acclarato che l'auto elettrica non è totalmente sostenibile".
In realtà, secondo i dati pubblicati da Aci-Automobile Club Italia, e da altre associazioni del mondo dell'auto, in totale nelle quattro regioni sarebbero coinvolte poco più di 1,3 milioni di auto Euro 5: 236mila in Piemonte, 484mila in Lombardia, 340mila in Veneto, 368mila in Emilia-Romagna.
A queste vanno aggiunte tutte le auto di classe inquinante inferiore, su cui però il divieto era già vigente.
Perché scatta il divieto
Tutte le auto immatricolate prima del 31 dicembre 1992, sono molto inquinanti perché non hanno nessun filtro dei gas di scarico e sono definite Euro 0 (zero) o “pre Euro”. La prima classificazione, la Euro 1, entrò in vigore nel gennaio del 1993 e impose ai costruttori il passaggio alla benzina senza piombo, e l’installazione delle marmitte catalitiche e dell’alimentazione a iniezione per ridurre le emissioni inquinanti. Nel gennaio del 1997 fu introdotta la classe Euro 2, che introdusse la distinzione tra auto con motori a benzina e diesel. Le auto immatricolate dopo l’1 gennaio 2001 sono Euro 3.
Le Euro 4, immatricolate dal primo gennaio 2006, hanno limiti sempre più restrittivi così come le Euro 5, immatricolate dal 2011 al 2015.
Tutte le auto prodotte dopo il primo gennaio 2015 sono classificate Euro 6, uno standard che impone una significativa riduzione delle emissioni rispetto a tutte le classi precedenti.