Belluno, canyon del Maè, torrentista creduto morto era in una grotta: è salvo

Il 43enne di Val di Zoldo era stato dato per morto dopo che i soccorritori avevano trovato corda e imbracatura sotto una cascata. Portato in ospedale con leggera ipotermia

Un momento delle ricerche notturne del disperso nel canyon

Un momento delle ricerche notturne del disperso nel canyon

É salvo l'uomo disperso nel canyon del Maè che i soccorritori avevano dato per morto poche ore fa. L'uomo si è salvato restando per un giorno all'intero di una grotta, parzialmente allagata, in cui l'aveva spinto l'enorme pressione della colonna d'acqua di una cascata.  Il 43enne è stato recuperato dal Soccorso Alpino e dai vigili del fuoco, e portato in ospedale. Stamane le strutture di soccorso avevano dato ufficialmente l'uomo per deceduto, non avendo trovato il corpo agganciato all'imbrago e alle corde recuperate in una pozza, sotto una cascata, inavvicinabile per la forza della corrente. Subito era stato annunciato che sarebbe stato difficile recuperare il corpo, che i soccorritori ritenevano fosse nella vasca, sotto la forte corrente. L'uomo, invece, era riuscito ad infilarsi nella grotta, dove è poi stato individuato a tratto in salvo. L'uomo era in stato di leggera ipotermia, per il gran freddo patito nelle ore trascorse nella grotta. A parte qualche contusione, non avrebbe riportato altre serie conseguenze nell'incredibile avventura. Per recuperarlo e portarlo in salvo, i soccorritori sono riusciti a passargli una corda, con la quale l'uomo si è assicurato ad un imbrago, e con tutte le forze lo hanno trascinato oltre il flusso della cascata, fuori dalla corrente della vasca. È stato infine recuperato con verricello dall'elicottero del Suem di Pieve di Cadore.

Il punto del ritrovo

 G.S., 43 anni, di Val di Zoldo (Belluno), era partito ieri mattina per scendere lungo la gola del torrente Maè  ma non aveva fatto rientro. Dopo le perlustrazioni notturne delle varie porzioni del torrente, questa mattina alle prime luci i soccorritori sono ripartiti con l'ausilio dei droni e con le squadre a piedi. Il Gruppo forre del Soccorso alpino e speleologico Veneto si è portato nel tratto più impegnativo, parzialmente visionato nella notte ed è qui, a valle della confluenza con il Grisol, all'altezza del Rui Maor, che sono state individuate imbragatura e corda che hanno fatto pensare al decesso.  Dalle prime informazioni sembra che l'uomo calandosi con la corda per superare una cascata di qualche metro sia rimasto bloccato sotto il getto, per poi trovare riparo però nella grotta allagata. I soccorritori, invece, pensavano di dover recuperare il corpo dalla vasca sotto la cascata.

Le ricerche scattate ieri e durate tutta la notte 

G.S., era partito da casa sua ieri attorno alle 7.30 con l'attrezzatura da canyoning, per scendere il tratto della gola del torrente Maè che va da Soffranco a Pirago. L'uomo, dopo aver già percorso la parte bassa della forra, voleva infatti completare la parte a monte. Dopo averlo atteso invano, un amico ha lanciato l'allarme attorno alle 18. Rinvenuta la sua auto parcheggiata a Soffranco e non potendo avere riscontri di telefonia - l'uomo è partito con il cellulare spento nel contenitore a tenuta stagna che aveva con sé, dato che all'interno della forra non c'è copertura - l'asta del torrente è stata divisa a zone.  Il Soccorso alpino di Longarone ha perlustrato i punti visibili dall'alto, il Gruppo forre del Soccorso alpino e speleologico Veneto ha controllato il tratto da Pirago verso il Piave, i Vigili del fuoco hanno fatto da Soffranco verso la confluenza del Grisol, da Pirago a Igne e da Igne in giù.  Alle 7 è iniziata la perlustrazione con i droni della Guardia di finanza, cui si uniranno quelli del Soccorso alpino. Ricerche anche nei sentieri di accesso. Il Gruppo forre e Vigili del fuoco soo scesi nella gola nel tratto più ostico che si sviluppa per circa un chilometro e mezzo.