Venezia, presidio in aeroporto. Vedova: "Scali veneti non ripartono, lavoratori in crisi"

Braccia incrociate per quattro ore in tutta Italia e presidio anche all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Filt Cgil Veneto: “Ci siamo inseriti nella vertenza nazionale con i temi che riguardano la nostra Regione"

Presidio all'aeroporto di Venezia

Presidio all'aeroporto di Venezia

Venezia, 18 maggio 2021 – “I tre aeroporti veneti non stanno ripartendo, i lavoratori stagionali hanno diritto ad avere risposte sul loro futuro”. È questo il motivo che ha spinto i lavoratori aeroportuali a organizzare oggi un presidio allo scalo di Venezia, inserendosi nella scia dello sciopero nazionale del trasporto aereo voluto in modo unitario dalle sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo.  

Braccia incrociate per quattro ore in tutta Italia e presidio anche all’aeroporto Marco Polo di Venezia.

“Ci siamo inseriti dentro la vertenza nazionale – spiega Federica Vedova, della Filt Cgil Veneto - con i temi che riguardano la nostra Regione. Mi riferisco in particolare alla vocazione turistica della nostra aeroportualità”. Lo scorso 14 aprile, con un primo sciopero, era già stato mandato un messaggio chiaro alla giunta regionale. “È stato riunito il primo tavolo, al quale però non è seguito più nulla. Siamo quindi da due mesi in attesa di essere convocati non solo dall'assessora Donazzan, ma anche dagli assessori al Turismo e ai Trasporti”.

Vertenza aperta in Veneto

“È necessaria una svolta – continua Vedova – c'è bisogno di dare risposte a migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori, compresi quelli più invisibili, ossia i lavoratori stagionali distribuiti nei tre aeroporti veneti di Venezia, Verona e Treviso. Aeroporti che, non solo non stanno ripartendo e non avranno quest'anno la garanzia di un posto di lavoro, ma che sono fermi da più di un anno e senza ricevere alcun ammortizzatore sociale perché, purtroppo, l'anomalia della loro tipologia contrattuale non ha fin qui consentito nemmeno un reddito di sopravvivenza”, conclude Vedova.