Mestre (Venezia), 5 ottobre 2023 – “Ho sentito un boato, come di un terremoto, poi mi sono ritrovato in mezzo ai corpi senza vita, con il sangue e le persone ferite”. Inizia così l’agghiacciante racconto di uno dei 15 sopravvissuti all’inferno di Mestre, un turista ucraino di 38 anni che nello schianto ha perso il padre.
“Adesso – ha detto l'uomo, Alexander Lomakyn – voglio solo sapere cosa è successo, voglio sapere di chi è la responsabilità”. Il 38enne è ricoverato all'ospedale all'Angelo di Mestre, ha riportato traumi da schiacciamento.
“Ero andato a Venezia con il mio papà. Dopo il boato, l’ho perso di vista. Speravo che anche lui riuscisse a salvarsi: chi è responsabile per la sua morte?”, si chiede il 38enne. Quando l’autobus è precipitato dal viadotto – con un volo di oltre 10 metri e cadendo all’incontrario sul tetto del mezzo – gli è finito addosso di tutto: gli altri passeggeri che viaggiavano con lui e i pesanti bagagli.
“Ho provato a difendermi, tenendo la testa fra le mani – spiega il 39enne – ma l'urto è stato fortissimo”. Nei momenti più concitati – con i soccorritori che cercavano di farsi largo tra le fiamme e i detriti per estrarre i corpi ancora in vita – Alexander Lomakyn aveva perso di vista il padre. Ieri in ospedale ha poi saputo che il genitore era tra i 21 deceduti.
Una strage che ha spezzato molte famiglie, sconvolte dal dolore: due fratellini tedeschi di 7 e 13 anni hanno perso entrambi i genitori, mentre un giovane croato in viaggio di nozze ha visto morire la moglie incinta di 6 mesi. E il papà che è riuscito a estrarre la figlia da un finestrino. Storie drammatiche che stanno emergendo dagli ospedali dove si trovano le vittime sopravvissute e, di ora in ora, il bilancio dell’incidente si fa sempre più drammatico.