Mose, corruzione: confiscati beni per 9 milioni di euro, tra cui sede di ambasciata a Roma

La somma considerata il guadagno dell'attività illecita: 16 gli immobili nella Capitale appartenenti a società lussemburghese riconducibile all'imprenditore Cinque

Mose di Venezia

Mose di Venezia

Venezia - 27 ottobre 2021 - Corruzione legata alla realizzazione del Mose: confiscati beni per 9 milioni di euro all'imprenditore romano Erasmo Cinque, tra cui la sede di una ambasciata a Roma. Militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Venezia, con la collaborazione dei colleghi del Comando Provinciale di Roma, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di confisca, emesso dalla Procura Generale presso la Corte d'Appello di Venezia, di beni immobili e disponibilità finanziarie per nove milioni di euro nei confronti dell'imprenditore romano Erasmo Cinque coinvolto nell'inchiesta condotta dalle Fiamme Gialle veneziane a contrasto dei fenomeni corruttivi legati alla costruzione del Mose e delle altre opere di salvaguardia di Venezia e della sua laguna.  Venezia, il Mose non si solleva: acqua alta in piazza San Marco / VIDEO

Corruzione da 18 milioni di euro: metà all'imprenditore romano

Le attività sono conseguenti alla recente pronuncia della Corte di Cassazione con cui, nel sancire l'annullamento per intervenuta prescrizione della sentenza di condanna, comminata nei precedenti gradi di giudizio all'imprenditore (4 anni di reclusione), è stata confermata la confisca di quanto ricevuto dallo stesso quale prezzo delle condotte corruttive commesse in concorso con un politico, nel frattempo deceduto.  Più in particolare, i fatti contestati riguardavano l'assegnazione al Consorzio Venezia Nuova dei finanziamenti per la bonifica dei canali di Porto Marghera e la nomina, quale Magistrato alle acque di Venezia, di un presidente asservito al consorzio. Quale controprestazione della decisione politica, detti lavori furono assegnati dal Consorzio Venezia Nuova ad una Associazione temporanea di imprese (Ati) costituita tra una società riconducibile all' imprenditore romano e altra importante impresa aderente al consorzio.  Mose, depositato il concordato per ripianare i conti del Consorzio Venezia Nuova Le indagini hanno dimostrato che la prima, pur non avendo eseguito materialmente alcuna opera, ha partecipato agli utili derivanti dalle commesse quantificati, in sede giudiziaria, in 18 milioni di euro e ascritti, in parti uguali, ai due indagati (l'imprenditore e il politico). Come chiarito dalla Corte d'appello, la somma oggetto di confisca attiene al prezzo della corruzione, ossia alla «mercede» ricevuta dall'imprenditore per gli illeciti favori assicurati al Consorzio Venezia Nuova dal politico. In relazione a quest'ultimo, la Corte ha dichiarato il non doversi procedere in ordine ai reati ascrittigli poiché estinti per morte dell'imputato revocando, altresì, tutte le relative statuizioni civili.  Mose, 300 operai senza stipendio e Cig in arrivo: "Pressing sui ministeri per ripartire"

16 immobili di pregio a Roma

Alla luce dell'iter processuale, la Procura Generale presso la locale Corte d'appello ha delegato il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Venezia ad approfondire il profilo economico-patrimoniale dell'imprenditore al fine di individuare beni e somme di denaro nella sua disponibilità da sottoporre a confisca. È stato così individuato un consistente patrimonio immobiliare, costituito da 16 unità immobiliari site a Roma e provincia del valore complessivo di oltre 8 milioni di euro, formalmente intestate ad una società lussemburghese il cui titolare effettivo è risultato essere, dalle complessive indagini svolte, l'imprenditore romano.  Oltre agli immobili di pregio (tra cui una prestigiosa unità immobiliare locata a una rappresentanza diplomatica estera e una lussuosa villa sul litorale romano), su ordine della Procura Generale sono state oggetto di confisca anche le disponibilità finanziarie giacenti sui conti correnti intestati al soggetto e alla società lussemburghese, nonché mobili d'epoca (oggetto di specifico atto ricognitivo redatto da notaio che li ha valorizzati in 220.000 euro) di proprietà della società lussemburghese e costituenti l'arredamento dell'abitazione, sempre intestata alla società estera, in uso all'imprenditore.    Venezia, il mare si alzerà di 120 centimetri entro il 2100: lo studio di Ca' Foscari