
Venezia, 30 agosto 2023 – Avrebbe dovuto incontrare una escort nel palazzo dove è stato massacrato di botte dai cugini Rasu. Ma il 32enne Lorenzo Nardelli avrebbe sbagliato scala e si sarebbe così trovato nell’appartamento dei due uomini moldavi ubriachi. È la nuova ricostruzione fatta dagli inquirenti che stanno indagando sull’omicidio di Mestre, dove la notte del 9 agosto il giovane di Milano è ucciso in un condominio di via Rampa Cavalcavia, zona degradata della città.
Era la prima volta che Nardelli andava in quell’appartamento, probabilmente è salito nella scala gemella. La donna gli aveva aperto la porta d’ingresso, ma lui non era più arrivato. E così gli aveva scritto un messaggio: “Ma dove sei?”. Ma la risposta non è mai arrivata. Nardelli era già morto. Il difensore dei killer: “Eccesso di legittima difesa”.
Svelato il giallo
Svelato così il giallo del cruento omicidio. Quella sera Nardelli aveva appuntamento con una donna, si pensa a una escort, ma salendo al piano si sarebbe ritrovato nell’appartamento sbagliato. La porta era socchiusa e lui è entrato: dentro c’erano i Radu e Marin Rusu che, ubriachi, che lo hanno ucciso a botte scambiandolo per un ladro. Tra loro non c’erano mai stati contatti, nemmeno sui social, lo confermano le indagini. La ricostruzione trascritta nel fascicolo della Procura sembra così confermare le dichiarazioni rilasciate dai cugini moldavi dopo l’arresto per omocidi.
La ricostruzione dei pm
I due operai gli si sarebbero scagliati contro con violenza inaudita, inseguendolo e picchiandolo a morte all'interno dell'ascensore condominiale. Dall'esame del telefono di Nardelli, è infatti emerso che il 32enne aveva preso contatti con una donna che abita in quel condominio, ma in una scala diversa. Lei aveva scritto che lo attendeva lasciando aperta la porta, ma poi non lo aveva più visto salire. Sulla vicenda è prevista un'udienza l'8 settembre, davanti al Tribunale del riesame, a cui hanno presentato istanza i difensori dei due moldavi, gli avvocati Giorgio Pietramala e Jacopo Trevisan.
Il difensore: “Eccesso di legittima difesa”
“Questa notizia è sconvolgente – ha detto ai giornali locali l’avvocato degli indagati, Giorgio Pietramala – ridimensiona completamente la posizione dei nostri clienti. Riteniamo che non si possa più parlare di omicidio volontario, eventualmente di eccesso di legittima difesa”.