Venezia, traffico di eroina pura dal Medio Oriente

Sono state arrestate dieci persone. Sequestrati 50 chilogrammi di sostanza e 2,5 milioni di euro. Nel blitz di Polizia hanno partecipato squadre e reparti del Veneto e della Lombardia

Un sequestro di eroina (foto di repertorio)

Un sequestro di eroina (foto di repertorio)

Venezia, 8 giugno 2021 - La Polizia ha fatto scattare questa mattina all’alba un blitz a Venezia per sgominare un gruppo criminale che gestiva un traffico di eroina verso la città lagunare. La droga, purissima, veniva importata dal Medio Oriente a bordo di tir, nascosta all’interno di estintori. A gestire le operazioni, alcuni cittadini iracheni, iraniani e turchi.

L’operazione antidroga

Gli agenti della Polizia hanno eseguito dieci misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Venezia, sette persone sono in carcere, per una previsto l’obbligo di firma. Mancano all'appello ancora due componenti della banda, attualmente non rintracciabili. Sono stati scoperti circa 50 chilogrammi di eroina ed è stato emesso un provvedimento di sequestro preventivo per un totale di 2,5 milioni di euro.

All’operazione, denominata “Wolf”, hanno preso parte agenti delle Squadre Mobili di Venezia e Varese, reparti Prevenzione Crimine del Veneto e della Lombardia e unità cinofile della Polizia di Padova e di Milano.

Le indagini

Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica e delegate alla Polizia, sono iniziate nel maggio del 2018, a seguito di un importante sequestro di eroina a Marghera. Gli investigatori hanno ricostruito la struttura di un'associazione che aveva la testa in Veneto, in particolare nella provincia di Padova, e una succursale in provincia di Varese, dove è stato individuato un centro di stoccaggio della droga.

I due rami dell'organizzazione facevano riferimento ad un unico capo, che gestiva gli approvvigionamenti dalla Turchia e decideva come reinvestire i profitti dell'attività illecita. I carichi di eroina permettevano di rispondere alla domanda in Veneto e Lombardia, ma venivano direzionati anche verso altre zone, specie in Svizzera. Le destinazioni nelle quali era inviata la droga, è emerso dalle indagini, erano infatti sempre differenti, proprio per non dare punti di riferimento.

L’organizzazione criminale

I membri dell'organizzazione, in Italia con permesso di soggiorno, sono titolari di attività commerciali fittizie, dal barista al fruttivendolo, che servivano perlopiù da copertura. Si muovevano con cautela, incontrandosi con i referenti dello spaccio in luoghi molto frequentati, in particolare alla stazione di Mestre o nei parcheggi dei centri commerciali. 

Nel corso delle indagini sono state particolarmente importanti le intercettazioni telefoniche e telematiche, così come i servizi di appostamento e pedinamento, che hanno permesso agli investigatori di cogliere alcuni malviventi della banda in flagranza di reato.