Ballottaggio Verona, la sfida è nazionale. È il centrodestra a rischiare di più

L’uscente Sboarina (cdx) mette alla prova l’unità della coalizione. Lo sfidante Tommasi

Verona, 23 giugno 2022 - Il camion vela sfreccia dai portoni della Bra fra turisti ciabattanti (e inconsapevoli) a caccia di un selfie assolato a sfondo Arena: "Mai a sinistra". Federico Sboarina, sindaco uscente da un anno in Fratelli d’Italia, ha rotto gli indugi. Basta tatticismi. D’altronde il suo avversario è Damiano Tommasi, uno che di centrocampo se ne intende, visto che con la Roma vinse uno storico scudetto. E ora, da ex calciatore, punta allo scranno da primo cittadino, con una lista civica sostenuta dal Pd che può riportare Verona al centrosinistra dopo vent’anni.

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Sindaco di Verona: sfida tra Damiano Tommasi e Federico Sboarina
Sindaco di Verona: sfida tra Damiano Tommasi e Federico Sboarina

Quaranta per cento sfiorato al primo turno: è, questa, la partita più importante dei ballottaggi di domenica. Una partita dal senso anche nazionale, visto che qui il centrodestra è giunto diviso e Sboarina (con Fratelli d’Italia e Lega) parte settemila voti sotto, con un 32,7% propiziato dal 23,8% di Flavio Tosi, ex sindaco sostenuto da Forza Italia. Nessun apparentamento, i tosiani minacciano di andare al mare e il loro ‘capo’ taglia corto: "Tommasi e Sboarina? Candidati senza contenuti". Una nota regionale degli azzurri, invece, punta all’unità. La partita è aperta, gli ultimi rumors dicono che il ribaltone non è impossibile, ma pochi si sbilanciano. Gli industriali, pur senza scegliere, hanno definito Tommasi "aria fresca".

C’è un’atmosfera polarizzata, da maggioritario. L’incertezza è il terreno preferito dall’ex calciatore. Eppure le ultime giornate dei due candidati sono allo specchio. Prima un dibattito, poi le passeggiate. E’ stato il mantra di Tommasi, Sboarina rilancia: entrambi puntano ai voti altrui. Ieri l’ex numero dell’associazione calciatori nella frazione di Poiano e nel quartiere di Montorio, con il sindaco di Milano Beppe Sala a dare man forte e un manipolo di amministratori (da Giorgio Gori di Bergamo a Roberto Gualtieri di Roma) a sostenerlo con una lettera aperta. Oggi Sboarina dall’ex Arsenale ai vicoli del centro. Al chiosco di granite davanti all’Arena la gente si divide: "Il sindaco ha tolto gli abusivi", dice una signora. Per altri "ha fatto poco". E Tommasi? In piazza delle Erbe pochi prendono posizione, perché "contano gli schei e l’ordine. Quello lì? Mah....".

Damiano Tommasi, pochi metri più in là, è di corsa, come sempre. Mangia prosciutto e melone in un baretto, dice che per Verona "questa è un’occasione per girare pagina, svoltando verso una città più aperta ed europea. Io sono un civico, non sono mai stato nei partiti, ma il supporto del centrosinistra è fondamentale".

L’astensionismo è il nemico numero uno "perché una città che non partecipa al voto rischia l’indifferenza, e quando c’è indifferenza, è peggio della contrarietà". Non si sente un rottamatore, piuttosto un uomo-squadra ("E il calcio mi ha aiutato in questo, anche a gestire critiche e successi, ma soprattutto a parlare a tutti e a capire cos’è lo spirito di sacrificio") e come un mantra invoca un "cambio rotta, il primo turno ci ha fatto uscire dal paradigma destra-sinistra". Il vescovo Giuseppe Zenti lo ha attaccato, dicendo di non sostenere l’ideologia gender: Damiano Tommasi, con in mano il telefonino e sulla home l’immagine di un abbraccio coi sei figli, replica solo che "terrà per lui, in caso di elezione, la delega alla famiglia". Basso profilo, mai comizi con i big, marmoreo come il seciaròn che il padre cavava dalla montagna, il ’chierichetto’ ("E mica mi dà fastidio che lo dicano", aggiunge) ora dirige una scuola bilingue e si ispira a Don Milani.

E Sboarina? Avvocato, da sempre appassionato di politica, ha come prima missione la "pulizia e il decoro della città". Mentre sale lo scalone del Comune, raccoglie bottiglie e cartacce: "Voglio dare continuità a tutte le grandi cose fatte in questi anni, saremo anche sede olimpica: la città sta crescendo, avremo un grande parco urbano e necessitiamo di infrastrutture. Poi c’è un altro tema: questo ballottaggio è diventato uno contro uno, ma non riguarda le facce mia e di Tommasi. Va oltre. In gioco ci sono proprio due aree culturali completamente diverse: una rappresentata quasi dal 60% dei cittadini veronesi, omogenea, quella del centrodestra; l’altra, invece, vent’anni fa aveva permesso la proliferazione di campi rom, abusivi e di un senso di insicurezza latente". Su una cosa però Sboarina la pensa come Tommasi: l’incubo astensionismo. "Il voto è un passaggio di democrazia, ognuno dovrebbe assumersi questa responsabilità – dice –. Ognuno è responsabile del proprio futuro: basta un minuto per votare. Questa non è più una competizione fra due persone, ma fra due visioni, fra due mondi".

Pare l’antipasto alle Politiche che segneranno il 2023: il centrodestra che aspira all’unità e al governo, e il Pd che prova ad allargare. Intanto, qui, il convitato di pietra è Flavio Tosi: "Ho detto no all’apparentamento perché potrebbe essere percepito come un accordo di palazzo, ma da subito ho aperto. Gli elettori miei e gli elettori di Flavio Tosi sono di un’area culturale omogenea". Matteo Salvini, leader della Lega, insiste: "Ora l’importante è unirsi e votare i candidati di centrodestra. Uniti si vince da Nord a Sud".

Giorgia Meloni, dal canto suo, precisa che "Verona non merita di ripiombare nel nulla che ha già sperimentato una volta con la sinistra al governo della città, e che i veronesi ancora ricordano". E approfondisce: "Federico Sboarina è un sindaco onesto e competente, che in questi anni ha badato più alla concretezza che alla propaganda e ha guidato Verona fuori dall’emergenza rilanciando l’Arena, la Fiera, l’Aeroporto e le Aziende partecipate e mettendo in cantiere progetti importanti che saranno inaugurati nei prossimi 5 anni. Verona merita di continuare questo lavoro, il lavoro di chi preferisce investire piuttosto che distribuire soldi a pioggia per fare consenso facile. Verona non merita di ripiombare nel nulla che ha già sperimentato una volta con la sinistra al governo della città, e che i veronesi ancora ricordano.  Oggi Verona è una delle città più dinamiche e attrattive d’Italia, ha avviato e in parte concluso opere e interventi attese da decenni".