Verona, 9 agosto 2024 – Avrebbero ridotto in schiavitù 33 braccianti connazionali, sfruttandoli nelle campagne del Veronese su promessa di permessi di soggiorno che non sarebbero mai arrivati: il Gip ha disposto l’arresto su custodia cautelare di due caporali di cittadinanza indiana. L’accusa è quella di riduzione o mantenimento in schiavitù.
L’indagine – effettuata dalla Guardia di finanza di Legnago – aveva visto gli agenti appostarsi e osservare le tremende condizioni di vita delle vittime, costrette a vivere in alloggi fatiscenti e ad alzarsi all’alba per una paga misera. I ‘padroni’ avevano anche tolto loro i passaporti, così da tenerli sotto scacco.
Non solo: uno dei due arrestati – repentinamente fuggito in India dopo l’inizio delle indagini – avrebbero persino fatto pressione sulle famiglie sfruttate, esortandole a ritirare le accuse nei loro confronti. Infatti, le ordinanze sarebbero state emesse per via dell’“elevato rischio di inquinamento probatorio”. Proprio per tutelarli da tali ritorsioni, dopo avergli riconsegnato i documenti, i servizi sociali della Regione Veneto e l’Organizzazione internazionale delle migrazioni hanno collaborato per includerli in percorsi lavorativi e di inclusione sociale e per concedere i permessi di soggiorno per motivi di giustizia.
Una piccola soddisfazione per le vittime, che per arrivare in Italia avevano pagato 17mila euro ai caporali, spesso indebitandosi con loro e vedendo il proprio salario non corrisposto fino a debito estinto.