Covid-19, rischio d'infezione più basso con gli anticorpi generati dal vaccino

Il risultato degli studi dell'Università di Verona e dell' ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar: risposta anticorpale IgM s dopo la vaccinazione migliora la risposta immunitaria

Covid 19, vaccinazioni

Covid 19, vaccinazioni

Verona, 22 marzo 2023 - L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) potrebbe a breve dichiarare la fine della pandemia, il virus Sars-CoV-2 continua a contagiare e a causare forme gravi di infezione specialmente nei soggetti fragili. Per questo è necessario continuare a studiare armi anti-Covid. Su questa direttrice si sono mosse due ricerche condotte dall'Università di Verona e dall'Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), dagli studi emerge che lo sviluppo di anticorpi IgM generati dalla vaccinazione contro il Covid-19 è associato ad una migliore risposta immunitaria e ad un minor rischio di infezione.

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Anticorpi IgM più efficaci

La presenza di IgM specifiche contro la proteina Spike del coronavirus in seguito alla vaccinazione potrebbe quindi rappresentare un valido "correlato di protezione”, ovvero un indicatore del livello di protezione garantito dalla vaccinazione, fornendo indicazioni sulla efficacia vaccinale e su quando somministrare eventuali dosi di richiamo.

Il campione

I ricercatori hanno misurato il livello di anticorpi IgM e IgG specifici in una popolazione di circa 1.900 operatori sanitari, di cui circa 300 con una precedente infezione da Covid. Le IgM, così come le IgG, sono prodotte dal nostro sistema immunitario per combattere le infezioni o a seguito della vaccinazione. Dall'analisi dei prelievi effettuati è emerso che i soggetti con una risposta coordinata all'infezione mostravano un livello di anticorpi più elevato e una maggiore capacità di neutralizzare il virus.

Nel mirino la proteina Spike

In molti altri casi invece le IgM apparivano dopo le IgG o non comparivano affatto, probabilmente perché l'infezione o la vaccinazione Sars-CoV-2 potrebbe aver risvegliato nell'organismo dei pazienti la "memoria" di infezioni recenti ad opera di uno degli altri quattro coronavirus umani endemici, quelli del comune raffreddore. I ricercatori, ad ulteriore supporto di questa ipotesi, hanno dimostrato che i soggetti che dopo la prima e la seconda dose avevano sviluppato IgM specifiche contro la proteina Spike del Sars-CoV-2 avevano anche un livello più elevato di IgG, sia nell'immediato che nei follow-up a più lungo termine.