Da Verona a Rigopiano in bici, la maratona di Andrea Feniello: "Giustizia per mio fratello"

Partito il 18 febbraio, tappa dopo tappa, Andrea è arrivato, nel giorno in cui è arrivata la sentenza del processo di primo grado, all’hotel travolto dalla valanga in cui perirono 29 persone

Stefano Feniello, da Verona a Rigopiano sul luogo della tragedia

Stefano Feniello, da Verona a Rigopiano sul luogo della tragedia

Verona, 23 febbraio 2023 - "Verona-Rigopiano sola andata, perché Stefano non è mai tornato”. Così, recita la scritta impressa sul giubbotto che Andrea Feniello, fratello di Stefano, una delle vittime della tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola che il 18 gennaio 2017 venne travolto da una slavina che provocò 29 morti e 11 sopravvissuti, indossa nella pedalata in bici che da Verona ha raggiunto quel poco che resta delle macerie del resort.

Una pedalata dopo l’altra, per una maratona che rappresenta “un gesto simbolico per chiedere verità e giustizia sulla morte di mio fratello Stefano e delle altre vittime dell’hotel Rigopiano”, dice Andrea. E’ partito il 18 febbraio dalla città in cui vive, Verona. Oggi 23 febbraio l'arrivo a Rigopiano, sul luogo della tragedia sul Monte Gran Sasso, nel giorno della sentenza dell’udienza preliminare che si è svolta dinanzi al Gup del tribunale di Pescara dove i 30 imputati di quella tragedia, accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi, hanno scelto la celebrazione del rito abbreviato: 25 assoluzioni e 5 condanne, tra cui quella a 2 anni del sindaco di Farindola.

“Mio fratello e le altre vittime sono state uccise a Rigopiano. Il nostro dolore - dice Andrea - è anche una richiesta di aiuto alla Magistratura affinché la giustizia faccia il suo corso e punisca i responsabili di una tragedia che si doveva e poteva evitare”.

Stefano Feniello aveva deciso di festeggiare con la fidanzata Francesca Bronzi, estratta viva dopo ben 58 ore, i suoi 29 anni a Rigopiano nell'hotel che si è invece trasformato nella sua tomba. Mentre Andrea conclude la sua pedalata simbolica, il papà e la mamma di Stefano sono nell'aula 1 del tribunale a Pescara, con il fiato sospeso ad attendere la pronuncia del giudice che deve stabilire se per quelle 29 vite spezzate ci sono state delle responsabilità.