Maxi truffa Ue, indagate Verona Fiere e Unione Italiana Vini: sequestri per 2 milioni

L'ente fieristico veronese e la cooperativa milanese, leader nel settore vitivinicolo, avrebbero stretto un accordo per incassare indebitamente 5 milioni di finanziamenti europei. Tutte le ipotesi tracciate nell'inchiesta "In vino veritas" della pocura europea

Verona Fiere

Verona Fiere

Verona, 16 settembre 2022 – Truffa aggravata all’Unione Europea per ottenere 5 milioni di finanziamenti per promuovere prodotti vinicoli. È l’ipotesi alla base dell’indagine "In vino veritas", coordinata dalla sede milanese della procura europea. Confiscati oltre 2 milioni e 85mila euro alla cooperativa Unione Italiana Vini, azienda leader nel settore vitivinicolo. Tre le persone indagate nell’assetto societario della cooperativa: l’amministratore delegato Paolo Castelletti, il direttore finanziario e un consulente della cooperativa.

Anche VeronaFiere risulta coinvolta nell'inchiesta per la presunta truffa aggravata ai danni dell'Ue per un finanziamento diretto alla cooperativa vitivinicola milanese. Il gruppo fieristico – stando agli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza di Milano – avrebbe stretto accordi illeciti con la società cooperativa, che riunisce più di 150mila viticoltori in tutta Italia, raggirando l'Agenzia esecutiva dell'Unione Europea per i consumatori, la salute, l'agricoltura e la sicurezza alimentare "sull'effettiva esistenza di un nesso strutturale e di un conflitto di interessi tra le parti, nonché sulla reale destinazione dei fondi erogati".

Nessun indagato a Verona Fiere

“La società non è destinataria di alcun provvedimento di sequestro e, per quanto noto, nessun dirigente o dipendente di Veronafiere risulta sottoposto ad indagini. Recita così un breve comunicato stampa di Verona Fiere che segue alle notizie relative all'ipotesi di truffa su fondi Ue che vede coinvolto anche l'ente fieristico veronese. “Verona Fiere confida pertanto nell'operato della magistratura e nell'accertamento della propria estraneità ad eventuali ipotesi di illeciti nei confronti dell'Unione Europea”.

Uiv: "Difendiamo la trasparenza dei vertici"

L'Unione Italiana Vini “confida in un rapido chiarimento della vicenda ed esprime piena fiducia nella magistratura, così come nell'operato del management coinvolto”. Nella nota diramata nella tarda mattinata di oggi, la Uiv difende “il buon operato e la trasparenza sempre dimostrata” dai vertici della società cooperativa. Sono tre le persone dell’Uiv coinvolte nell’inchiesta: l'ad Castelletti, il direttore finanziario e un consulente esterno. 

Truffa aggravata per 5 milioni di euro

L’ipotesi della procura è di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche di matrice unionale”. La presunta frode riguarda “l'ottenimento di un finanziamento diretto” di oltre 5 milioni di euro, di cui più di 2 milioni già erogati in due tranche, una nel 2018 e una nel 2020, dall'Agenzia esecutiva dell'Unione Europea e incassati “dalla cooperativa, in qualità di beneficiario-coordinatore del progetto”.

Ci sarebbero stati “illeciti accordi tra la cooperativa” e “il soggetto esecutore del progetto europeo”, ossia VeronaFiere, volti a consentire alla prima “di vedersi riconosciuto un ingiusto profitto non contemplato dal progetto”, che prevedeva che il beneficiario avrebbe sostenuto “il 20% dei costi dell'attività oggetto dei sussidi, non maturando quindi alcun guadagno”.

Sistema fraudolento: le ipotesi della procura

Il sistema fraudolento, secondo l'accusa, sarebbe consistito “nella pre-individuazione della società che avrebbe svolto il ruolo di ‘implementing body’, ossia di organo esecutivo la quale si sarebbe poi agevolmente aggiudicata la successiva procedura di selezione”. Inoltre, le due società hanno anche stipulato “un contratto di servizi denominato Accordo Quadro, apparentemente indipendente dal progetto, ma in realtà destinato a dissimulare la retrocessione” alla cooperativa “di un importo pari al 35% del costo ammissibile”. Così le due imprese avrebbero “indotto in errore” l'agenzia dell'Unione Europea riguardo “l'effettiva esistenza di un nesso strutturale e di un conflitto di interessi tra le parti, nonché sulla reale destinazione dei fondi erogati”. L'inchiesta è nata da esposti presentati alla Gdf di Milano.