Editoriale

Il cinismo battuto dal coraggio

Una storia per raccontare altre storie. Storie di famiglie che trasformano il dolore in amore. Storie di genitori che sbalzano la tragedia racchiusa in una casa (quante cose succedono fra muri profondi che spesso giudichiamo, critichiamo o esaltiamo troppo velocemente) in speranza per altri. Ferro battuto dalla volontà, dal sacrificio, dal coraggio. La storia del piccolo Luca De Nigris e dei suoi genitori, che hanno creato una struttura che aiuta a ritornare alla luce piena chi esce dal coma e dal buio delle cerebrolesioni, è un simbolo e uno stimolo per molti altri. In una società dove l’età s’allunga sempre di più e dove i progressi della scienza medica spesso s’infrangono contro famiglie disgregate e nuclei monopersonali, il ‘dopo di noi’ acquista sempre più peso. Con un impegno in tutti i nostri territori. Raccontare queste storie è un dovere civile. E, come ha ricordato il cardinale Matteo Zuppi ieri nella redazione bolognese del Carlino parlando dei presepi e del Natale, bisogna insegnare "ai cinici, che hanno il cuore indurito dai loro piccoli e miopi interessi, che possono vedere cose che di solito non vedono. E sono le cose più belle, perché sono quelle ci fanno capire che cosa è veramente importante nella vita". La storia di Luca e di Fulvio De Nigris è un affresco contro i cinici. Le 89 irrituali telefonate del Papa alla famiglia Ferri, di cui vi raccontiamo oggi, sono un altro affresco contro i cinici. Il cinismo, che spesso è dato dalla somma di cicatrici, graffi e spallate della vita, può essere curato. O il cuore indurito, come dice Zuppi, ma mica è indurito per sempre. Sono quasi 8 milioni in Italia le famiglie composte da una sola persona. Nelle grandi città sono ormai il 50%. Sono oltre due milioni le famiglie nelle quali vive almeno una persona con limitazioni gravi. Mettendo da parte il cinismo, avremo davvero delle case dei risvegli.

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